Le omelie di Papa Francesco per la solennità della Conversione di san Paolo apostolo e la prima Domenica della Parola di Dio.
Le omelie di Papa Francesco per la solennità della Conversione di san Paolo apostolo e la prima Domenica della Parola di Dio.
«Quanti sono deboli e vulnerabili, quanti hanno materialmente poco da offrire ma fondano in Dio la propria ricchezza possono donare messaggi preziosi per il bene di tutti. […] Come nel racconto del naufragio di Paolo, sono spesso i più deboli a portare il messaggio di salvezza più importante. Perché a Dio è piaciuto così: salvarci non con la forza del mondo, ma con la debolezza della croce. In quanto discepoli di Gesù, dobbiamo perciò stare attenti a non farci attirare da logiche mondane, ma metterci piuttosto in ascolto dei piccoli e dei poveri, perché Dio ama mandare i suoi messaggi per mezzo di loro, che più somigliano al suo Figlio fattosi uomo.»
Questo sabato, alla celebrazione dei secondi vespri nella solennità della Conversione di san Paolo apostolo e per la LIII Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Papa Francesco inizia la sua omelia con l’episodio del naufragio della nave che stava portando Paolo prigioniero a Roma. Egli aveva dato un messaggio di speranza gli altri prigionieri dicendo loro che un angelo l’aveva rassicurato: «Non temere, Paolo: Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione» (At 27,24). Grazie al contributo del centurione e dei marinai, riuscirono tutti a salvarsi.
«La priorità di Dio è la salvezza di tutti. […] È un invito a non dedicarci esclusivamente alle nostre comunità, ma ad aprirci al bene di tutti, allo sguardo universale di Dio, che si è incarnato per abbracciare l’intero genere umano, ed è morto e risorto per la salvezza di tutti. Se, con la sua grazia, assimiliamo la sua visione, possiamo superare le nostre divisioni. […] Anche tra i cristiani ciascuna comunità ha un dono da offrire agli altri. Più guardiamo al di là degli interessi di parte e superiamo i retaggi del passato nel desiderio di avanzare verso l’approdo comune, più ci verrà spontaneo riconoscere, accogliere e condividere questi doni.»
Leggi qui il testo completo dell’omelia
I naufraghi furono accolti dagli abitanti dell’isola dove si era arenata la nave, trattati con gentilezza e rara umanità: un’ospitalità che per il pontefice deve insegnarci, oggi, a essere più accoglienti con i bisognosi. Il giorno seguente la solennità, Papa Francesco ha celebrato la prima Domenica della Parola di Dio e nell’omelia è andato alle origini della predicazione di Gesù per capire come, dove e a chi Egli incominciò a predicare.
«Come iniziò? Con una frase molto semplice: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 4,17). […] Che cosa significa? Per regno dei cieli si intende il regno di Dio, ovvero il suo modo di regnare, di porsi nei nostri confronti. […] Ecco la novità, il primo messaggio: Dio non è lontano, Colui che abita i cieli è sceso in terra, si è fatto uomo. […] Egli desidera stare con noi, donarci la bellezza di vivere, la pace del cuore, la gioia di essere perdonati e di sentirci amati. Allora capiamo l’invito diretto di Gesù: “convertitevi”, ovvero “cambiate vita”. […] È finito il tempo di vivere per sé stessi, è cominciato il tempo di vivere con Dio e per Dio, con gli altri e per gli altri, con amore e per amore.»
«Se vediamo dove Gesù cominciò a predicare, scopriamo che iniziò proprio dalle regioni allora ritenute “oscure”. […] Non dall’atrio del tempio di Gerusalemme, ma dalla parte opposta del Paese, dalla Galilea delle genti, da un luogo di confine. Cominciò da una periferia. Possiamo cogliervi un messaggio: la Parola che salva non va in cerca di luoghi preservati, sterilizzati, sicuri. Viene nelle nostre complessità, nelle nostre oscurità. […] Quante volte siamo invece noi a chiudere la porta, preferendo tener nascoste le nostre confusioni, le nostre opacità e doppiezze. Le sigilliamo dentro di noi, mentre andiamo dal Signore con qualche preghiera formale, stando attenti che la sua verità non ci scuota dentro. E questa è un’ipocrisia nascosta.»
«Infine, a chi cominciò a parlare Gesù? […] I primi destinatari della chiamata furono dei pescatori: non persone accuratamente selezionate in base alle capacità o uomini pii che stavano nel tempio a pregare, ma gente comune che lavorava. Notiamo quello che Gesù disse loro: vi farò pescatori di uomini. Parla a dei pescatori e usa un linguaggio loro comprensibile. […] “Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono” (v. 20). Perché subito? Semplicemente perché si sentirono attratti. […] Per seguire Gesù non bastano i buoni impegni, occorre ascoltare ogni giorno la sua chiamata. […] Perciò abbiamo bisogno della sua Parola: di ascoltare, in mezzo alle migliaia di parole di ogni giorno, quella sola Parola che non ci parla di cose, ma ci parla di vita.»
Papa Francesco conclude esortando a fare spazio dentro di noi alla Parola di Dio, leggendo quotidianamente qualche versetto della Bibbia e scoprendo che Dio illumina le nostre tenebre.
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