Vuoi una Chiesa profetica? Incomincia a servire e non lamentarti

Omelia di Papa Francesco alla messa nella solennità dei Santi Pietro e Paolo Apostoli.

«Pietro era un pescatore che passava le giornate tra i remi e le reti, Paolo un colto fariseo che insegnava nelle sinagoghe. Quando andarono in missione, Pietro si rivolse ai giudei, Paolo ai pagani. E quando le loro strade si incrociarono, discussero in modo animato, come Paolo non si vergogna di raccontare in una lettera (cfr Gal 2,11 ss.). Erano insomma due persone tra le più differenti, ma si sentivano fratelli, come in una famiglia unita, dove spesso si discute ma sempre ci si ama. Però la familiarità che li legava non veniva da inclinazioni naturali, ma dal Signore. Egli non ci ha comandato di piacerci, ma di amarci. È Lui che ci unisce, senza uniformarci. Ci unisce nelle differenze.»

Papa Francesco inizia così, nell’omelia alla messa nella solennità dei Santi Pietro e Paolo Apostoli con la benedizione dei palli per i nuovi arcivescovi metropoliti, una riflessione su due parole chiave: unità e profezia. La prima è un fondamento della comunità cristiana. Quando la nascente Chiesa era vittima delle persecuzioni di Erode, l’apostolo Giacomo era stato ucciso e Pietro veniva arrestato, nessuno si diede alla fuga abbandonando gli altri, ma tutti pregarono insieme per farsi coraggio. Inoltre, in quei momenti drammatici nessuno si lamentò del male. È inutile e noioso che i cristiani sprechino tempo a lamentarsi di quello che non va, perché così non si cambia nulla. Come allora, bisogna pregare.

«Noi oggi possiamo chiederci: “Custodiamo la nostra unità con la preghiera, la nostra unità della Chiesa? Preghiamo gli uni per gli altri?”. Che cosa accadrebbe se si pregasse di più e si mormorasse di meno, con la lingua un po’ tranquillizzata? Quello che successe a Pietro in carcere: come allora, tante porte che separano si aprirebbero, tante catene che paralizzano cadrebbero. E noi saremmo meravigliati […]. Chiediamo la grazia di saper pregare gli uni per gli altri. San Paolo esortava i cristiani a pregare per tutti e prima di tutto per chi governa (cfr 1 Tm 2,1-3). […] Dio si attende che quando preghiamo ci ricordiamo anche di chi non la pensa come noi, di chi ci ha chiuso la porta in faccia, di chi fatichiamo a perdonare. Solo la preghiera scioglie le catene, come a Pietro; solo la preghiera spiana la via all’unità.»

La seconda parola chiave è profezia. Gesù ha provocato per questo sia Pietro che Paolo. Al primo ha chiesto «Tu, chi dici che io sia?» (cfr Mt 16,15), facendogli capire che al Signore non interessano le opinioni generali, ma la scelta personale; al secondo «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,4), scuotendo la sua presunzione di uomo religioso e per bene. A questi ribaltamenti di vita sono seguite le profezie, rispettivamente: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18) e «È lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni» (At 9,15). Dunque, la profezia nasce quando ci si lascia provocare da Dio e si permette al Vangelo di ribaltare le certezze, non quando si tiene conto solo della propria tranquillità e si chiude il cuore.

«Oggi abbiamo bisogno di profezia, ma di profezia vera: non di parolai che promettono l’impossibile, ma di testimonianze che il Vangelo è possibile. Non servono manifestazioni miracolose. A me fa dolore quando sento proclamare: “Vogliamo una Chiesa profetica”. Bene. Cosa fai, perché la Chiesa sia profetica? Servono vite che manifestano il miracolo dell’amore di Dio. Non potenza, ma coerenza. Non parole, ma preghiera. Non proclami, ma servizio. Tu vuoi una Chiesa profetica? Incomincia a servire, e stai zitto. […] Pietro, prima di essere messo in croce, non pensa a sé ma al suo Signore e, ritenendosi indegno di morire come Lui, chiede di essere crocifisso a testa in giù. Paolo, prima di venire decapitato, pensa solo a donare la vita e scrive che vuole essere «versato in offerta» (2 Tm 4,6). Questa è profezia. Non parole. […] Come il Signore ha trasformato Simone in Pietro, così chiama ciascuno di noi, per farci pietre vive con cui costruire una Chiesa e un’umanità rinnovate.»

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