Omelia di Papa Francesco alla messa celebrata in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno.
Omelia di Papa Francesco alla messa celebrata in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno.
Nell’omelia della messa celebrata ieri in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno, Papa Francesco inizia la sua riflessione dalla solenne autorivelazione di Gesù «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» (Gv 11,25-26), pronunciate in occasione della morte di Lazzaro. Queste parole, che danno speranza a Marta, sorella del defunto, interpellano oggi tutti noi:
«Siamo chiamati a credere nella risurrezione non come a una specie di miraggio all’orizzonte, ma come a un evento già presente, che ci coinvolge misteriosamente già ora. E tuttavia questa stessa fede nella risurrezione non ignora né maschera lo smarrimento che umanamente sperimentiamo davanti alla morte. Lo stesso Signore Gesù, vedendo piangere le sorelle di Lazzaro e quelli che erano con loro, non soltanto non nascose la sua commozione, ma – aggiunge l’evangelista Giovanni – addirittura “scoppiò in pianto” (Gv 11,35).»
Ma questo, ha proseguito il pontefice, non diminuisce la verità che promana dalla rivelazione di Cristo, di cui la risurrezione di Lazzaro fu un grande segno. Per questo, ogni avvenimento deve essere valutato alla luce di un’altra dimensione, quella dell’eternità, e la morte prematura di un giusto va considerata da una prospettiva diversa rispetto a quella comune, ovvero, come si legge nel Libro della Sapienza, secondo i disegni di Dio, che sfuggono del tutto a quanti hanno come unico orizzonte la realtà mondana. Il Papa poi esorta:
«Chiediamo al Signore di aiutarci a considerarne in maniera giusta la parabola esistenziale. Gli chiediamo di dissolvere quella mestizia negativa, che a volte s’infiltra in noi, come se con la morte finisse tutto. Si tratta di un sentimento lontano dalla fede, che si aggiunge all’umana paura di dover morire, e da cui nessuno può dirsi del tutto immune. Per questo, davanti all’enigma della morte, anche il credente deve continuamente convertirsi. Quotidianamente siamo chiamati ad andare oltre l’immagine che istintivamente abbiamo della morte come annientamento totale di una persona; a trascendere il visibile scontato, i pensieri codificati e ovvi, le opinioni comuni, per affidarci interamente al Signore.»
Infine, Papa Francesco ha detto che la preghiera in suffragio dei defunti è veramente cristiana, perché ci permette di comprendere il senso e il valore del bene che hanno compiuto e di capire che cosa significhi vivere aspirando non a una patria terrena, ma a una migliore: quella celeste. Così, questa preghiera spande i suoi benefici su di noi, ci educa a una vera visione della vita, ci rivela il senso delle tribolazioni che è necessario attraversare per entrare nel Regno di Dio e ci apre alla vera libertà fatta di una continua ricerca dei beni eterni.
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