Omelia di Papa Francesco alla veglia ecumenica di preghiera.
Omelia di Papa Francesco alla veglia ecumenica di preghiera.
Insieme «Come la comunità cristiana delle origini il giorno di Pentecoste. Come un unico gregge, amato e radunato da un solo Pastore, Gesù. Come la grande folla dell’Apocalisse»: è quello che ha chiesto Papa Francesco ai presenti in piazza San Pietro alla veglia ecumenica di preghiera con la quale sono stati affidati a Dio i lavori della sedicesima assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi, che inizierà il 4 ottobre 2023 portando avanti il processo sinodale in corso. Davanti ai rappresentanti di decine di realtà ecclesiali di diverse confessioni cristiane, questo sabato il pontefice ha ribadito l’importanza non solo per tutti i cattolici, ma per tutti i cristiani, di camminare assieme come popolo di Dio.
Nella sua omelia, ha parlato dell’importanza del silenzio nella vita del credente, in quella della Chiesa e nel cammino di unità dei cristiani. Nel primo ambito è essenziale, in quanto sta «all’inizio e alla fine dell’esistenza terrena di Cristo. Il Verbo, la Parola del Padre, si è fatto “silenzio” nella mangiatoia e sulla croce, nella notte della Natività e in quella della Pasqua». Tacere non è un atto vuoto, ma un momento carico di attesa e disponibilità, soprattutto in un mondo pieno di rumore come quello odierno. Il silenzio ci mette di fronte a Dio e a noi stessi, custodendo il mistero come Abramo custodiva l’Alleanza e Maria il Figlio e facendo risuonare la parola.
Il silenzio è essenziale anche nella Chiesa, perché rende possibile la comunicazione fraterna nella quale lo Spirito Santo armonizza i punti di vista. «Gli Atti degli Apostoli dicono che, dopo il discorso di Pietro al Concilio di Gerusalemme, “tutta l’assemblea tacque” (At 15,12), preparandosi ad accogliere la testimonianza di Paolo e Barnaba circa i segni e i prodigi che Dio aveva compiuto tra le nazioni». Il silenzio, dunque, permette il discernimento attraverso un ascolto attento dei «gemiti inesprimibili» (Rm 8,26) dello Spirito che riecheggiano, spesso nascosti, nel Popolo di Dio.
Infine, esso è fondamentale nel cammino di unità dei cristiani e per la preghiera da cui l’ecumenismo comincia e senza la quale è sterile. Francesco spiega che «Gesù, infatti, ha pregato perché i suoi discepoli “siano una sola cosa” (Gv 17,21). Il silenzio fatto preghiera ci permette di accogliere il dono dell’unità come Cristo la vuole, con i mezzi che Lui vuole […], non come frutto autonomo dei nostri sforzi e secondo criteri puramente umani. Più ci rivolgiamo insieme al Signore nella preghiera, più sentiamo che è Lui a purificarci e ad unirci al di là delle differenze». Per questo, conclude, chiediamo in una preghiera comune di imparare nuovamente a fare silenzio, per ascoltare la voce del Padre, la chiamata di Gesù e il gemito dello Spirito.
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