Il dono di Dio si è presentato a noi come una benedizione

Omelia di Papa Francesco nella festa della Beata Vergine Maria di Guadalupe e saluto agli artisti.

Nell’omelia della messa per l’America Latina nella festa della Beata Vergine Maria di Guadalupe celebrata sabato, Papa Francesco ha messo in risalto tre parole legate alla liturgia del giorno: abbondanza, benedizione e dono. La prima richiama un Dio che si offre sempre totalmente, senza quei limiti coi quali invece l’essere umano si vincola. La seconda si riferisce all’incontro di Maria con Elisabetta, che è una benedizione nel senso di “dire-bene”, perché lo stile di Dio è sempre di pronunciare il bene, non il male come coloro che sono incapaci di donarsi completamente. Infine c’è il dono, perché questa abbondanza e questo bene-dire è un regalo che ci viene dato in Colui che è tutta grazia, nel Benedetto, e in Colei che è piena di grazia, nella Benedetta. Gesù è il Benedetto che porta la benedizione.

«Guardando l’immagine di nostra Madre che aspetta il Benedetto, la piena di grazia che attende il Benedetto, comprendiamo un po’ di questa abbondanza, del dire il bene, del “benedire”. E comprendiamo questo dono, il dono di Dio che si è presentato a noi nell’abbondanza del suo Figlio, per natura, nell’abbondanza di sua Madre, per grazia. Il dono di Dio si è presentato a noi come una benedizione, nel Benedetto per natura e nella Benedetta per grazia. Questo è il regalo che Dio ci presenta. […] Contemplando oggi l’immagine di Nostra Madre, possiamo “rubare” a Dio un po’ di questo stile che Lui ha: la generosità, l’abbondanza, il “bene-dire”, mai maledire, e trasformare la nostra vita in un dono, un dono per tutti.»

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Sempre sabato, Papa Francesco ha rivolto un saluto agli artisti del Concerto di Natale, condividendo qualche pensiero sull’arte. Nella creazione artistica si possono riconoscere tre movimenti: quello dei sensi colti da stupore e meraviglia, iniziale ed esteriore ma che ne stimola altri più profondi; la dinamica interiore della persona, con cui l’animo è toccato da una composizione di colori, parole o suoni che risvegliano memorie, immagini, sentimenti; infine, la percezione e la contemplazione del bello che generano un senso di speranza, che si irradia anche sul mondo circostante.

«A questo punto, il movimento esteriore e quello interiore si fondono e, a loro volta, incidono sulle relazioni sociali: generano l’empatia capace di comprendere l’altro, con cui tanto abbiamo in comune. Si tratta di una socialità nuova, non solo vagamente espressa ma percepita e condivisa. Questo triplice movimento di meraviglia, di scoperta personale e di condivisione produce un senso di pace, la quale – come testimonia San Francesco d’Assisi – ci libera da ogni desiderio di dominio sugli altri, ci fa comprendere le difficoltà degli ultimi e ci spinge a vivere in armonia con tutti. Un’armonia che è legata alla bellezza e alla bontà.»

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