Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Indonesia. Secondo giorno.
Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Indonesia. Secondo giorno.
Continua il lungo viaggio apostolico di Papa Francesco nel Sud-est asiatico. Ieri, sempre a Giacarta, la sua terza giornata in Indonesia è iniziata con l’incontro interreligioso presso la moschea Istiqlal, la più grande dell’Asia, progettata dall’architetto cristiano Friedrich Silaban e collegata, attraverso il Tunnel dell’amicizia, con la cattedrale di Santa Maria dell’Assunzione. Questa connessione tra i luoghi di culto, ha detto, permette un incontro, un dialogo, una reale possibilità di vera esperienza di fraternità, ciascuno coltivando la propria spiritualità e praticando la propria religione. In questa prospettiva, il pontefice ha lasciato due consegne per proseguire il cammino dell’unità e dell’armonia:
«La prima è: guardare sempre in profondità, perché solo lì si può trovare ciò che unisce al di là delle differenze. Infatti, mentre in superficie ci sono gli spazi della Moschea e della Cattedrale, ben definiti e frequentati dai rispettivi fedeli, sotto terra, lungo il tunnel, quelle stesse persone diverse si incontrano e possono accedere al mondo religioso dell’altro. […] Il secondo invito è: avere cura dei legami. […] Questo fa il passaggio sotterraneo: collega, cioè crea un legame. A volte noi pensiamo che l’incontro tra le religioni sia una questione che riguarda il cercare a tutti i costi dei punti in comune tra le diverse dottrine e professioni religiose. […] Quello che realmente ci avvicina è creare un collegamento tra le nostre diversità, avere cura di coltivare legami di amicizia, di attenzione, di reciprocità».
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Poi, nella sede della Conferenza Episcopale Indonesiana il Papa si è intrattenuto con gli assistiti dalle realtà caritative. Nel suo saluto, ha sottolineato come «Dio ha creato gli esseri umani con capacità uniche per arricchire la diversità del nostro mondo» e «Affrontare insieme le difficoltà, fare tutti del nostro meglio portando ognuno il proprio contributo irripetibile, ci arricchisce e ci aiuta a scoprire giorno per giorno quanto vale il nostro stare insieme, nel mondo, nella Chiesa, in famiglia». Avere bisogno gli uni degli altri, che non è un male, ci porta «a capire che l’amore è la cosa più importante della nostra esistenza, ad accorgerci di quante persone buone ci sono attorno a noi».
Nel pomeriggio, il Papa ha celebrato messa nello stadio Gelora Bung Karno e nell’omelia si è soffermato su due atteggiamenti essenziali che l’incontro con Gesù ci chiama a vivere. Il primo è ascoltare la Parola, perché tutto nasce dall’ascolto, dall’aprirsi a Lui, dall’accogliere il dono prezioso della sua amicizia. Il secondo atteggiamento è vivere la Parola ricevuta, per non essere ascoltatori vani che illudono sé stessi e non rischiare di ascoltare soltanto con le orecchie senza che il seme della Parola scenda nel cuore e cambi il nostro modo di pensare, sentire, agire.
«Dinanzi ai tanti compiti della nostra vita quotidiana; davanti alla chiamata, che tutti avvertiamo, a costruire una società più giusta, ad andare avanti sulla via della pace e del dialogo […], possiamo sentirci a volte inadeguati, sentire il peso di tanto impegno che non sempre porta i frutti sperati oppure dei nostri errori che sembrano arrestare il cammino. Ma con la stessa umiltà e la stessa fede di Pietro, anche a noi è chiesto di non restare prigionieri dei nostri fallimenti. […] invece di rimanere con lo sguardo fisso sulle nostre reti vuote, guardiamo a Gesù e fidiamoci di Lui. […] Sempre possiamo rischiare di prendere il largo e gettare nuovamente le reti, anche quando abbiamo attraversato la notte del fallimento, il tempo della delusione in cui non abbiamo preso nulla».
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