Omelia di Papa Francesco alla messa con ordinazioni episcopali nella XXIX domenica del Tempo ordinario.
Omelia di Papa Francesco alla messa con ordinazioni episcopali nella XXIX domenica del Tempo ordinario.
«Il Signore nostro Gesù Cristo inviato dal Padre a redimere gli uomini mandò a sua volta nel mondo i dodici Apostoli, perché pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli e, riunendoli sotto un unico Pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza. Al fine di perpetuare di generazione in generazione questo ministero apostolico, i Dodici si aggregarono dei collaboratori trasmettendo loro con l’imposizione delle mani il dono dello Spirito ricevuto da Cristo, che conferiva la pienezza del sacramento dell’Ordine. Così, attraverso l’ininterrotta successione dei vescovi nella tradizione vivente della Chiesa si è conservato questo ministero vivente, questo ministero primario e l’opera del Salvatore continua e si sviluppa fino ai nostri tempi.»
Nell’omelia alla messa con ordinazioni episcopali nella ventinovesima domenica del Tempo ordinario, Papa Francesco ha spiegato così il legame tra il sommo sacerdote eterno Gesù e il vescovo, nel cui ministero Egli continua a predicare il Vangelo di salvezza e a santificare i credenti mediante i sacramenti della fede. Ai nuovi ordinati ha inoltre ricordato che sono stati scelti fra gli uomini e per gli uomini, ai quali devono offrire il loro un servizio. Il Maestro infatti diceva: “Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve” (Lc 22,26). Il pontefice ha poi esortato i vescovi ad annunciare la Parola in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonire con magnanimità e dottrina, continuare a studiare, praticare la vicinanza con compassione e tenerezza. Questa vicinanza, la traccia più tipica di Dio, deve assumere quattro forme:
«Il vescovo è un uomo vicino a Dio nella preghiera. Tante volte qualcuno può dire: “Ho tanto da fare che non posso pregare”. Fermati. […] Poi, seconda vicinanza, vicinanza agli altri vescovi. “No, perché quelli sono di quel partito, io sono di questo partito…”. Siate vescovi! Ci saranno discussioni fra voi, ma come fratelli, vicini. […] Terza vicinanza, vicinanza ai sacerdoti. Per favore, non dimenticatevi che i sacerdoti sono i vostri prossimi più prossimi. Quante volte si sentono lamentele, che un sacerdote dice: “Io ho chiamato il vescovo ma la segretaria mi ha detto che ha l’agenda piena, che forse entro trenta giorni potrebbe ricevermi…”. Questo non va. Se tu vieni a sapere che ti ha chiamato un sacerdote, chiamalo lo stesso giorno o il giorno dopo. E lui con questo saprà che ha un padre. […] E quarta vicinanza, vicinanza al santo popolo fedele di Dio.»
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