Omelie di Papa Francesco nella solennità della Conversione di san Paolo apostolo e nella Domenica della Parola di Dio.
Omelie di Papa Francesco nella solennità della Conversione di san Paolo apostolo e nella Domenica della Parola di Dio.
«Credi questo?» (Gv 11,26), chiede Gesù a Marta a casa sua con presente anche Maria, quattro giorni dopo la morte del loro fratello Lazzaro. Lei è rammaricata perché Cristo è arrivato tardi, ma allo stesso tempo ha speranza in quello che lui può chiedere a Dio. Infatti, egli le annuncia la resurrezione. Si è soffermato su questa breve ma impegnativa domanda Papa Francesco nella sua omelia per la celebrazione dei secondi vespri nella solennità della Conversione di san Paolo apostolo e nella cinquantottesima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si è tenuta questo sabato nella basilica di San Paolo fuori le mura. Interrogativo che evidenzia come la speranza, al centro del Giubileo in corso, «non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo», scrive l’apostolo (Rm 5,5). «Questo è importante anche per la vita delle Comunità cristiane, delle nostre Chiese e delle nostre relazioni ecumeniche», aggiunge il pontefice, che ha ricordato come quest’anno ricorra il 1700° anniversario del primo grande Concilio ecumenico di Nicea, dove venne approvato il Credo, professione di fede comune che molti cristiani recitano ancora oggi.
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Nella messa di ieri alla basilica di San Pietro nella domenica della Parola di Dio, il Papa ha sottolineato la felice coincidenza della proclamazione del passo del Vangelo di Luca in cui Gesù si rivela come il Messia mandato a «proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,19), grazie al quale «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (v. 21). Egli si è poi soffermato sulle cinque azioni che caratterizzano la missione di Cristo, unica e universale: portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione, donare ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l’anno di grazia del Signore. Gesù, «Realizzando la nostra liberazione, ci annuncia che Dio si fa vicino alla nostra povertà, ci redime dal male, illumina i nostri occhi, spezza il giogo delle oppressioni e ci fa entrare nel giubilo di un tempo e di una storia in cui Egli si fa presente, per camminare con noi e condurci alla vita eterna. La salvezza che Egli ci dona non è ancora attuata pienamente, lo sappiamo; e tuttavia guerre, ingiustizie, dolore, morte non avranno l’ultima parola. Il Vangelo è infatti parola viva e certa, che mai delude».
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La data della celebrazione di questa domenica ha coinciso con l’ultimo giorno degli eventi del Giubileo del Mondo della Comunicazione, che era iniziato il 24 gennaio 2025. Nel messaggio per la cinquantanovesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato venerdì e intitolato “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (1Pt 3,15-16)”, Francesco ha espresso a giornalisti e comunicatori l’invito a rinnovare il proprio lavoro e la propria missione secondo lo spirito del Vangelo, in un tempo segnato dalla disinformazione dove pochi centri di potere controllano una massa di dati e informazioni senza precedenti. Per «essere testimoni e promotori di una comunicazione non ostile, che diffonda una cultura della cura, costruisca ponti e penetri nei muri visibili e invisibili del nostro tempo», serve disarmare la comunicazione, dare ragione con mitezza della speranza che è in noi, sperare insieme e non dimenticare il cuore.
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