Le domande di Gesù: bucare la scorza dell’io per farvi filtrare il balsamo dell’amore

Prefazione di Papa Francesco al libro “Domande di Dio, domande a Dio. In dialogo con la Bibbia”.

«Gesù amava fare domande. Perché amava dialogare con gli uomini e le donne del suo tempo che si affollavano intorno a questo strano rabbi che parlava di Dio e di semine, del Regno di Dio e di tesori nel campo, di re che vanno in guerra e di banchetti ricchi di vivande. Quanti ascoltavano Gesù capivano che il suo interloquire non era una messa in scena retorica, ma un appello al proprio cuore, un modo per interpellare l’interiorità di ciascuno. Un tentativo di bucare la scorza dell’io per farvi filtrare il balsamo dell’amore».

Lo afferma Papa Francesco nella prefazione al libro Domande di Dio, domande a Dio. In dialogo con la Bibbia, scritto dai padri domenicani Timothy Radcliffe e Łukasz Popko. Il pontefice ricorda, ad esempio, che Cristo chiede ai suoi genitori: «Perché mi cercavate?»; ai due seguaci del Battista che lo seguivano: «Che cercate?»; ai discepoli: «Chi dite che io sia?»; al Padre mentre è sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»; a Maria Maddalena dopo essere risorto: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?»; a Pietro: «Mi ami più di costoro?». In tutta la Bibbia, comunque, ci sono quesiti importanti, anche provocatori. Dio domanda ad Adamo: «Dove sei?»; e a Caino: «Dov’è tuo fratello?»; Maria chiede all’angelo: «Come avverrà?».

Fare domande significa avere il desiderio di conoscere, non accontentarsi dell’esistente, rimanere aperti ad accogliere qualcosa che ci può trascendere. Il cuore adagiato che non ne pone pensa di avere in tasca la verità, restando ancorato alla propria visione delle cose. Ma è l’animo scosso da una sana inquietudine che brilla di vitalità. Dio ama le domande più delle risposte, dice il Papa, perché le prime rimangono aperte, mentre le seconde sono chiuse. I quesiti, però, non devono mettere in difficoltà l’interlocutore, devono dimostrare la qualità e la sincerità delle nostre intenzioni. Ciò è possibile mettendosi in ascolto sapendo di non sapere.

Continua Francesco: «La Parola di Dio è su questo una grande maestra, perché – come afferma san Paolo – è una lama a doppio taglio e svela la verità del cuore. E mentre ci svela il nostro intimo, la Parola si dimostra capace di essere attuale, sempre: Dio, nella Bibbia, non parla e non comunica solo agli uomini e alle donne del tempo in cui essa è stata scritta, ma parla a tutti, anche a noi. Parla al nostro cuore inquieto, se sappiamo ascoltarlo». Ma non è solo il Verbo del Signore a parlarci. Ogni parola autenticamente umana è intrisa di parola divina, perché sa cogliere l’essenziale, dare voce alla grazia e comunicare il mistero.

Clicca qui per leggere il testo completo della prefazione