Omelia nella veglia pasquale e benedizione Urbi et Orbi nella Domenica di Pasqua di Papa Francesco.
Omelia nella veglia pasquale e benedizione Urbi et Orbi nella Domenica di Pasqua di Papa Francesco.
Quando le donne giungono alla tomba di Gesù alle prime luci dell’alba, con il cuore dolorante rimasto ai piedi della croce si chiedono: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?» (Mc 16,3). Ma ecco la sorpresa della Pasqua: «alzando lo sguardo osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare» (Mc 16,4). Nell’omelia della veglia pasquale nella Notte santa, Papa Francesco si è soffermato su questi due momenti. Nel primo, la pietra che rappresenta l’apparente fine della storia di Cristo è, ostacolo irremovibile, simbolo della fine della speranza. Nel secondo, le donne alzando lo sguardo e vedono la forza di Dio, la vittoria della vita sulla morte, la rinascita della speranza dentro le macerie del fallimento.
«Gesù è la nostra Pasqua, Lui è Colui che ci fa passare dal buio alla luce, che si è legato a noi per sempre e ci salva dai baratri del peccato e della morte, attirandoci nell’impeto luminoso del perdono e della vita eterna. Fratelli e sorelle, alziamo lo sguardo a Lui, accogliamo Gesù, Dio della vita, nelle nostre vite, rinnoviamogli oggi il nostro “sì” e nessun macigno potrà soffocarci il cuore, nessuna tomba potrà rinchiudere la gioia di vivere, nessun fallimento potrà relegarci nella disperazione. Fratelli e sorelle, alziamo lo sguardo a Lui e chiediamogli che la potenza della sua risurrezione rotoli via i massi che ci opprimono l’anima. Alziamo lo sguardo a Lui, il Risorto, e camminiamo nella certezza che sul fondo oscuro delle nostre attese e delle nostre morti è già presente la vita eterna che Egli è venuto a portare».
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Il pontefice, dopo aver presieduto la messa nella Domenica di Pasqua della Risurrezione del Signore, ha impartito la benedizione Urbi et Orbi con il pensiero rivolto alle guerre in Terra Santa e Ucraina, alle crisi in Siria e Libano, all’integrazione nel progetto europeo della regione dei Balcani occidentali, ai colloqui tra Armenia e Azerbaigian, al martoriato popolo di Haiti, ai perseguitati Rohingya in Myanmar, alle popolazioni di Sudan, Sahel, Corno d’Africa, Repubblica Democratica del Congo e Mozambico, alle vittime di ogni forma di terrorismo, alle genti colpite dai cambiamenti climatici, ai migranti. Il Papa ha quindi indicato la strada per un mondo migliore:
«Attraverso quel sepolcro vuoto passa la via nuova, quella che nessuno di noi ma solo Dio ha potuto aprire: la via della vita in mezzo alla morte, la via della pace in mezzo alla guerra, la via della riconciliazione in mezzo all’odio, la via della fraternità in mezzo all’inimicizia. Fratelli e sorelle, Gesù Cristo è risorto, e solo Lui è capace di far rotolare le pietre che chiudono il cammino verso la vita […]. Lui ci apre il passaggio umanamente impossibile, perché solo Lui toglie il peccato del mondo e perdona i nostri peccati. E senza il perdono di Dio quella pietra non si toglie. Senza il perdono dei peccati non si esce dalle chiusure, dai pregiudizi, dai sospetti reciproci, dalle presunzioni che sempre assolvono sé stessi e accusano gli altri. Solo Cristo Risorto, donandoci il perdono dei peccati, apre la via per un mondo rinnovato».
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