Lo Spirito Santo è Colui che dà armonia e unità alla diversità

Le omelie di Papa Francesco nella veglia e nella solennità di Pentecoste.

“C’è anche oggi, come in ogni tempo, chi cerca di costruire «una città e una torre che arrivi fino al cielo» (cfr Gen 11,4). Sono i progetti umani, anche i nostri progetti, fatti al servizio di un io sempre più grande, verso un cielo dove non c’è più spazio per Dio. Dio ci lascia fare per un po’, in modo da farci sperimentare fino a che punto di male e di tristezza siamo capaci di arrivare senza di Lui… Ma lo Spirito del Cristo, Signore della storia, non vede l’ora di buttare all’aria tutto, per farci ricominciare! Noi siamo sempre un po’ stretti di sguardo e di cuore; lasciati a noi stessi finiamo per perdere l’orizzonte; arriviamo a convincerci di aver compreso tutto, di aver preso in considerazione tutte le variabili, di aver previsto cosa accadrà e come accadrà… Sono tutte costruzioni nostre che si illudono di toccare il cielo. Invece lo Spirito irrompe nel mondo dall’Alto, dal grembo di Dio, lì dove il Figlio è stato generato, e fa nuove tutte le cose.”

Nell’omelia di sabato per la veglia di Pentecoste, Papa Francesco ha celebrato il primato dello Spirito Santo, che ci fa prima ammutolire di fronte all’imprevedibilità del piano di Dio, poi trasalire di gioia. Spirito che è fiume d’acqua viva che sgorga dal fianco di Gesù trafitto dalla lancia e che lava e feconda la Chiesa, rappresentata da Maria ai piedi della croce. La Chiesa diventa così madre, grembo di misericordia.

“Se abbiamo presenti le doglie del parto, comprendiamo che il nostro gemito, quello del popolo che abita in questa città e il gemito del creato intero non sono altro che il gemito stesso dello Spirito: è il parto del mondo nuovo. Dio è il Padre e la madre, Dio è la levatrice, Dio è il gemito, Dio è il Figlio generato nel mondo e noi, Chiesa, siamo al servizio di questo parto. Non al servizio di noi stessi, non al servizio delle nostre ambizioni, di tanti sogni di potere, no: al servizio di questo che Dio fa, di queste meraviglie che Dio fa. […] Lasciamoci allora prendere per mano dallo Spirito e portare in mezzo al cuore della città per ascoltarne il grido, il gemito. […] Si tratta di aprire occhi e orecchie, ma soprattutto il cuore, ascoltare con il cuore. Allora ci metteremo in cammino davvero. Allora sentiremo dentro di noi il fuoco della Pentecoste, che ci spinge a gridare agli uomini e alle donne di questa città che è finita la loro schiavitù e che è Cristo la via che porta alla città del Cielo.”

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Domenica, Papa Francesco ha celebrato la messa per la solennità di Pentecoste e la sua omelia inizia ricordando i dubbi e le paure che ancora avevano i discepoli nonostante la gioia di aver visto Gesù risorto. Le preoccupazioni svaniscono con l’arrivo dello Spirito Santo, facendoli rinascere.

“Dentro, nel cuore i discepoli avevano bisogno di essere cambiati. La loro storia ci dice che persino vedere il Risorto non basta, se non Lo si accoglie nel cuore. Non serve sapere che il Risorto è vivo se non si vive da Risorti. Ed è lo Spirito che fa vivere e rivivere Gesù in noi, che ci risuscita dentro. […] La pace non consiste nel sistemare i problemi di fuori – Dio non toglie ai suoi tribolazioni e persecuzioni – ma nel ricevere lo Spirito Santo. […] È una pace che rende il cuore simile al mare profondo, che è sempre tranquillo anche quando in superficie le onde si agitano. […] Quante volte, invece, rimaniamo in superficie! Anziché cercare lo Spirito tentiamo di rimanere a galla, pensando che tutto andrà meglio se passerà quel guaio, se non vedrò più quella persona, se migliorerà quella situazione. Ma questo è rimanere in superficie: passato un problema ne arriverà un altro e l’inquietudine ritornerà. Non è prendendo le distanze da chi non la pensa come noi che saremo sereni, non è risolvendo il guaio del momento che staremo in pace. La svolta è la pace di Gesù, è l’armonia dello Spirito.”

Oggi, l’armonia che porta lo Spirito sembra emarginata, con le persone che cercano rapide soluzioni in uno stato continuo di nervosismo. AccoglierLo serve a mettere ordine nella frenesia, pace nell’inquietudine, fiducia nello scoraggiamento. Solo così la vita cristiana è viva, piena d’amore che tutto unisce.

“Lo Spirito Santo non porta solo armonia dentro, ma anche fuori, tra gli uomini. Ci fa Chiesa, compone parti diverse in un unico edificio armonico. Lo spiega bene San Paolo che, parlando della Chiesa, ripete spesso una parola, diversi: «diversi carismi, diverse attività, diversi ministeri» (1 Cor 12,4-6). Siamo diversi, nella varietà delle qualità e dei doni. Lo Spirito li distribuisce con fantasia, senza appiattire, senza omologare. E, a partire da queste diversità, costruisce l’unità. […] Oggi nel mondo le disarmonie sono diventate vere e proprie divisioni […]. Abbiamo bisogno dello Spirito di unità, che ci rigeneri come Chiesa, come Popolo di Dio, e come umanità intera. Che ci rigeneri. Sempre c’è la tentazione di costruire nidi: di raccogliersi attorno al proprio gruppo, alle proprie preferenze, il simile col simile, allergici a ogni contaminazione. E dal nido alla setta il passo è breve, anche dentro la Chiesa. Quante volte si definisce la propria identità contro qualcuno o contro qualcosa! Lo Spirito Santo, invece, congiunge i distanti, unisce i lontani, riconduce i dispersi.”

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