Sarà davvero Pasqua se donerò qualcosa di mio a Colui che per me ha dato la vita

Meditazioni e preghiere per la Via Crucis di Papa Francesco.

Quest’anno le meditazioni della Via Crucis al Colosseo nel Venerdì santo sono state scritte da Papa Francesco, che, dopo aver presieduto la celebrazione della Passione del Signore, non ha però partecipato al consueto appuntamento serale per mantenere le energie in vista degli impegni della Domenica di Pasqua. Nell’introduzione alle riflessioni e alle preghiere, raccolte sotto il titolo “In preghiera con Gesù sulla via della croce”, il pontefice si sofferma sull’episodio del Getsemani narrato nel Vangelo di Marco (14,32-37), nel quale Gesù, dopo aver lasciato Pietro, Giacomo e Giovanni a vegliare, «cadde a terra e pregava […]: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”».

Il Signore, che ha preparato con la preghiera ogni sua giornata, ora nel Getsemani prepara la Pasqua. Il Papa chiede dunque a tutti di trascorrere questo tempo vicino a Cristo, che ha continuato a pregare da lì fino al Calvario, e unirsi al suo cammino di preghiera proprio nell’Anno della preghiera. Questa è anzitutto dialogo e intimità, ma anche lotta e richiesta («allontana da me questo calice»), affidamento e dono («non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu»). Così, Gesù è entrato nella porta stretta della nostra sofferenza e l’ha attraversata fino in fondo, trasformando «la veemenza del dolore in offerta d’amore».

Francesco si rivolge quindi a lui e a noi: «Una cosa sola ci hai domandato: restare con te, vegliare. Non ci chiedi l’impossibile, ma la vicinanza. Eppure, quante volte ho preso le distanze da te! Quante volte, come i discepoli, anziché vegliare ho dormito, quante volte non ho avuto tempo o voglia di pregare, perché stanco, anestetizzato dalle comodità, assonnato nell’anima. Gesù, ripeti ancora a me, a noi tua Chiesa: «Alzatevi e pregate» (Lc 22,46). Svegliaci, Signore, destaci dal torpore del cuore, perché anche oggi, soprattutto oggi, hai bisogno della nostra preghiera». Le meditazioni si chiudono con un’invocazione conclusiva, con il nome di Gesù che ritorna quattordici volte:

Signore, ti preghiamo come i bisognosi, i fragili e i malati del Vangelo, che ti invocavano con la parola più semplice e familiare: con il tuo nome.
Gesù, il tuo nome salva, perché tu sei la nostra salvezza.
Gesù, sei la mia vita e per non perdere la rotta nel cammino ho bisogno di te, che perdoni e rialzi, che guarisci il mio cuore e dai senso al mio dolore.
Gesù, hai preso su di te il mio male e dalla croce non mi punti il dito contro, ma mi abbracci; tu, mite e umile di cuore, risanami dal livore e dal risentimento, liberami dal sospetto e dalla sfiducia.
Gesù, ti guardo in croce e vedo spalancarsi davanti ai miei occhi l’amore, senso del mio essere e meta del mio cammino: aiutami ad amare e perdonare, a superare l’insofferenza e l’indifferenza, a non lamentarmi.
Gesù, sulla croce hai sete, ed è sete del mio amore e della mia preghiera; ne hai bisogno per portare a compimento i tuoi progetti di bene e di pace.
Gesù, ti rendo grazie per quanti rispondono al tuo invito e hanno la perseveranza di pregare, il coraggio di credere e la costanza di andare avanti nelle difficoltà.
Gesù, ti presento i pastori del tuo popolo santo: la loro preghiera sostiene il gregge; trovino tempo per stare davanti a te, conformino il loro cuore al tuo.
Gesù, ti benedico per le contemplative e i contemplativi, la cui preghiera, nascosta al mondo e a te gradita, custodisce la Chiesa e l’umanità.
Gesù, porto davanti a te le famiglie e le persone che stasera hanno pregato dalle loro case, gli anziani, specialmente quelli soli, gli ammalati, gemme della Chiesa che uniscono le loro sofferenze alla tua.
Gesù, questa preghiera di intercessione raggiunga le sorelle e i fratelli che in tante parti nel mondo soffrono persecuzioni a motivo del tuo nome; coloro che patiscono il dramma della guerra e quanti, attingendo forza in te, portano croci pesanti.
Gesù, con la tua croce hai fatto di tutti noi una cosa sola: stringi nella comunione i credenti, infondi sentimenti fraterni e pazienti, aiutaci a collaborare e a camminare insieme; custodisci la Chiesa e il mondo nella pace.
Gesù, giudice santo che mi chiamerai per nome, liberami dai giudizi temerari, dai pettegolezzi e dalle parole violente e offensive.
Gesù, prima di morire dici: “è compiuto”. Io, nella mia incompiutezza, non potrò dirlo; ma confido in te, perché sei la mia speranza, la speranza della Chiesa e del mondo.
Gesù, ancora una parola voglio dirti e continuare a ripeterti: grazie! Grazie, mio Signore e mio Dio.

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