La gioia del Vangelo è sempre Cristo, ma le vie sono diverse

Le parole di Papa Francesco nella seconda giornata del viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia.

Lunedì, secondo giorno del viaggio apostolico in Slovacchia, Papa Francesco ha reso visita prima al presidente della Repubblica, poi, sempre nel palazzo presidenziale a Bratislava, alle autorità, a rappresentanti della società civile e al corpo diplomatico, ai quali ha ricordato che è di fraternità che abbiamo bisogno per promuovere un’integrazione sempre più necessaria. Per questo, ha preso come esempio un’espressione tipica dell’accoglienza slava, ovvero offrire ai visitatori pane e sale. Il primo, come si dice nel Vangelo, viene spezzato per essere condiviso con chi abbiamo attorno, il secondo è il simbolo che Gesù impiega insegnando ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra» (Mt 5,13), ovvero ciò che da sapore alla vita.

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La mattinata è proseguita con l’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i catechisti presso la cattedrale di San Martino. Nel suo discorso, il pontefice ha detto che la prima cosa di cui ha bisogno la Chiesa di camminare insieme, percorrendo le strade della vita con la fiaccola del Vangelo accesa. La Chiesa non è una fortezza che guarda il mondo con distanza e sufficienza, ma una comunità che desidera far crescere umilmente il Regno dell’amore e della pace abitando il mondo. A essa vanno associate tre parole.

«La prima è libertà. Senza libertà non c’è vera umanità, perché l’essere umano è stato creato libero e per essere libero. […] Non abbiate timore di formare le persone a un rapporto maturo e libero con Dio. […] Seconda parola: creatività. […] L’evangelizzazione non è mai una semplice ripetizione del passato. La gioia del Vangelo è sempre Cristo, ma le vie perché questa buona notizia possa farsi strada nel tempo e nella storia sono diverse. […] Infine, il dialogo. Una Chiesa che forma alla libertà interiore e responsabile, che sa essere creativa immergendosi nella storia e nella cultura, è anche una Chiesa che sa dialogare con il mondo.»

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Nel pomeriggio, dopo aver visitato privatamente il Centro Betlemme e prima di fare un saluto al presidente del Parlamento slovacco e al primo ministro presso la nunziatura apostolica, Papa Francesco ha incontrato la comunità ebraica. Ricordando l’uccisione di più di centomila ebrei slovacchi durante la Seconda Guerra Mondiale, ha detto che la memoria non deve cedere il posto all’oblio, perché non ci sarà l’alba di una fraternità duratura senza aver prima condiviso e dissipato le oscurità della notte. Infatti, al padre Abramo Dio disse: «In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12,3).

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