Le parole di Papa Francesco nei discorsi e nelle omelie pronunciate durante il viaggio apostolico in Giappone.
Le parole di Papa Francesco nei discorsi e nelle omelie pronunciate durante il viaggio apostolico in Giappone.
Dopo il viaggio apostolico in Thailandia (leggi qui il resoconto), sabato Papa Francesco ha proseguito il suo itinerario nell’Estremo Oriente arrivando in Giappone. Nel tardo pomeriggio ha incontrato i vescovi presso la Nunziatura apostolica a Tokyo, ai quali ha ricordato, a 470 anni dall’arrivo di san Francesco Saverio in in questa terra, come la loro testimonianza si giochi nella vita quotidiana del popolo tramite una presenza umile, fiduciosa e paziente, soprattutto con i giovani. La domenica il pontefice si è spostato a Nagasaki. All’Atomic Bomb Hypocenter Park ha fatto un discorso sulle armi nucleari.
«Il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo. La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani. […] La nostra risposta alla minaccia delle armi nucleari dev’essere collettiva e concertata, basata sull’ardua ma costante costruzione di una fiducia reciproca che spezzi la dinamica di diffidenza attualmente prevalente.»
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Successivamente, al Monumento dei Martiri a Nishizaka Hill Papa Francesco ha omaggiato i santi martiri che dal 1597 hanno consacrato questa terra con la loro sofferenza. Egli ha voluto sottolineare che questo santuario ci parla, più che di morte, del trionfo della vita, in quanto ci ricorda che i martiri ci hanno annunciato la pienezza della vita e la luce della risurrezione. Nello Stadio di baseball ha poi celebrato la messa.
«Conosciamo bene la storia dei nostri fallimenti, peccati e limiti, come il buon ladrone, ma non vogliamo che sia questo a determinare o definire il nostro presente e futuro. Sappiamo che non di rado possiamo cadere nel clima pigro che fa dire con facilità e indifferenza “salva te stesso”, e perdere la memoria di ciò che significa sopportare la sofferenza di tanti innocenti. […] Sulle loro orme vogliamo camminare, sui loro passi vogliamo andare per professare con coraggio che l’amore dato, sacrificato e celebrato da Cristo sulla croce è in grado di vincere ogni tipo di odio, egoismo, oltraggio o cattiva evasione; è in grado di vincere ogni pessimismo indolente o benessere narcotizzante, che finisce per paralizzare ogni buona azione e scelta.»
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Nel pomeriggio si è spostato a Hiroshima, dove Il Papa ha partecipato all’incontro al Memoriale della Pace. Qui ha ribadito che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è un crimine immorale, come lo è il possesso delle armi atomiche. Saremo giudicati per questo: non possiamo proporre la pace se usiamo continuamente l’intimidazione bellica nucleare per la risoluzione dei conflitti.
Dopo essere volato a Tokyo, nella mattina di ieri Papa Francesco ha incontrato a Bellesalle Hanzomon le vittime del triplice disastro, ovvero il terremoto, lo tsunami e l’incidente nucleare che ha colpito non solo le prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima, ma tutto il Giappone. Nel suo discorso, ha detto che nessuno può ricominciare da solo ed è essenziale trovare una mano fraterna, ricordandosi che se un membro della nostra famiglia soffre, tutti soffriamo con lui.
Dopo la visita privata all’Imperatore Naruhito al Palazzo Imperiale, il Papa si è intrattenuto con i giovani nella Cattedrale di Santa Maria, ai quali ha ricordato quanto la nostra famiglia umana abbia bisogno di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza dover essere tutti uguali. Le sue parole hanno toccato temi rilevanti per i ragazzi, come il bullismo.
«Quando sentite, vedete che qualcuno sente il bisogno di fare del male a un altro, di fare del bullismo su un altro, di molestarlo, quello è il debole. Il molestato non è il debole; è colui che molesta il debole, perché ha bisogno di farsi grande, forte, per sentirsi qualcuno. […] Guardare alla vita di Gesù ci permette di trovare conforto, perché Gesù stesso sapeva cosa significa essere disprezzato e respinto, persino fino al punto di essere crocifisso. […] Gesù è stato il più emarginato, un emarginato pieno di vita da donare. […] Questo comporta imparare a sviluppare una qualità molto importante ma sottovalutata: la capacità di donare tempo per gli altri, a ascoltarli, a condividere con loro, capirli. E solo così apriremo le nostre storie e le nostre ferite a un amore che ci possa trasformare e iniziare a cambiare il mondo che ci circonda.»
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Nel pomeriggio, prima dell’incontro con le autorità, dove ha affermato che la dignità umana dev’essere al centro di ogni attività sociale, economica e politica, il pontefice ha celebrato la messa nel Tokyo Dome. La sua omelia sul Discorso della montagna ha delineato la via che siamo invitati a percorrere: la cima non la si raggiunge con il carrierismo, la competitività e il consumismo.
«Casa, scuola e comunità, destinate ad essere luoghi dove ognuno sostiene e aiuta gli altri, si stanno sempre più deteriorando a causa dell’eccesiva competizione nella ricerca del guadagno e dell’efficienza. Molte persone si sentono confuse e inquiete, sono oppresse dalle troppe esigenze e preoccupazioni che tolgono loro la pace e l’equilibrio. Come balsamo risanatore suonano le parole di Gesù che ci invitano a non agitarci e ad avere fiducia. […] Questo non è un invito a ignorare quanto succede intorno a noi o a diventare sconsiderati verso le nostre occupazioni e responsabilità quotidiane; anzi, al contrario, è una provocazione ad aprire le nostre priorità a un orizzonte di senso più ampio e così a creare spazio per guardare nella sua stessa direzione.»
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Infine, oggi Papa Francesco ha celebrato una messa in privato con i membri della Compagnia di Gesù nella cappella del Kulturzentrum della Sophia University, dove ha poi incontrato i sacerdoti anziani e ammalati e visitato l’istituto. Nel suo saluto, ha voluto sottolineare di aver osservato che, nonostante l’efficienza e l’ordine che caratterizzano la società giapponese, si percepisce che si cerca qualcosa di più: un desiderio profondo di creare una società sempre più umana, compassionevole, misericordiosa. In tarda mattina è partito per rientrare in Italia.
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