Abbiate la gioia del Vangelo: questo ci fa credere e crescere tanto

Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Lussemburgo.

Ieri Papa Francesco si è recato in Lussemburgo per il suo nuovo viaggio apostolico, che successivamente farà tappa in Belgio. Dopo la visita al Granduca e al primo ministro, presso il Cercle Cité ha incontrato le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Nel suo discorso, parlando della pace e ricordando che la guerra è sempre una sconfitta, ha affermato che «È molto triste che oggi in un Paese dell’Europa gli investimenti che danno più reddito sono quelli delle fabbriche delle armi». Poi, il pontefice ha ricordato come il Lussemburgo abbia poco meno della metà degli abitanti provenienti da altre parti dell’Europa e del mondo, sottolineandone il carattere aperto e inclusivo.

«Purtroppo, si deve constatare il riemergere, anche nel continente europeo, di fratture e di inimicizie che, invece di risolversi sulla base della reciproca buona volontà, delle trattative e del lavoro diplomatico, sfociano in aperte ostilità, con il loro seguito di distruzione e di morte. […] Siamo smemorati in questo. Per sanare questa pericolosa sclerosi, […] occorre alzare lo sguardo verso l’alto, occorre che il vivere quotidiano dei popoli e dei loro governanti sia animato da alti e profondi valori spirituali. Saranno questi valori a impedire l’impazzimento della ragione e l’irresponsabile ritorno a compiere i medesimi errori dei tempi passati, aggravati per giunta dalla maggiore potenza tecnica di cui l’essere umano ora si avvale».

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Nel pomeriggio, prima di lasciare il Paese con direzione Bruxelles, il Papa si è intrattenuto con la comunità cattolica nella cattedrale di Notre-Dame. Nel suo discorso, si è soffermato su tre parole: servizio, missione e gioia. Riguardo alla prima, si è raccomandato di porre attenzione a «un aspetto oggi molto urgente: quello dell’accoglienza. […] lo spirito del Vangelo è spirito di accoglienza, di apertura a tutti, e non ammette nessun tipo di esclusione. […] È un dovere di giustizia prima ancora che di carità».

Il secondo tema, la missione, porta Francesco a dire che «la Chiesa, in una società secolarizzata, evolve, matura, cresce. Non si ripiega su sé stessa, triste, rassegnata, risentita, no; accetta piuttosto la sfida, nella fedeltà ai valori di sempre, di riscoprire e rivalorizzare in modo nuovo le vie di evangelizzazione, passando sempre più da un semplice approccio di cura pastorale a quello di annuncio missionario – e ci vuole coraggio. E per fare questo è pronta ad evolvere». Infine, c’è la gioia, quella di una fede che ci rende «figli di un Dio amico dell’uomo, che ci vuole felici e uniti, e che di nulla è più contento che della nostra salvezza».

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