Le parole di papa Francesco nel viaggio apostolico a Marsiglia. Sabato
Le parole di papa Francesco nel viaggio apostolico a Marsiglia. Sabato
Si è svolta sabato mattina la sessione conclusiva dei Rencontres méditerranéennes a cui ha partecipato Papa Francesco, che da venerdì è a Marsiglia in viaggio apostolico. Dopo aver incontrato privatamente alcune persone in situazione di disagio economico presso la Casa delle Missionarie della Carità, il pontefice si è dunque recato al Palais du Pharo per parlare davanti alla platea dei partecipanti all’evento e incontrare il presidente della Repubblica Macron. Nel suo lungo discorso, si è soffermato su tre realtà simboliche che caratterizzano Marsiglia: il mare, il porto e il faro. Il Mediterraneo deve essere un laboratorio di pace, dove realtà diverse si incontrano sulla base dell’umanità che tutti condividiamo e non si contrappongono a causa di ideologie alimentate da nazionalismi antiquati. Da dove iniziare? Da Gesù, che sulle rive del Mare di Galilea cominciò col dare speranza ai poveri, proclamandoli beati.
Il porto, poi, è una porta spalancata sul mare, dalla quale molti partono per trovare un futuro all’estero e tanti arrivano carichi di speranza. Non si dovrebbe mai pensare di chiudere i porti, alimentando le paure della gente con parole come invasione ed emergenza: il fenomeno migratorio è un dato di fatto che va gestito con lungimiranza e responsabilità, ricordandosi che il Sud povero e precario guarda al Nord benestante e sprecone. Infine, il faro illumina il mare e fa vedere il porto. Oggi la luce sono i giovani, che devono indicare la rotta futura abbattendo i pregiudizi e sviluppando la propria identità nel contesto di un mutuo arricchimento. Il Papa ha quindi fatto un appello: «Siate mare di bene, per far fronte alle povertà di oggi con una sinergia solidale; siate porto accogliente, per abbracciare chi cerca un futuro migliore; siate faro di pace, per fendere, attraverso la cultura dell’incontro, gli abissi tenebrosi della violenza e della guerra».
Clicca qui per leggere il testo completo del discorso
Nel pomeriggio, prima di tornare in Vaticano, Francesco ha celebrato messa nello stadio Vélodrome. Nella sua omelia, ha detto che quando Maria va in visita alla cugina Elisabetta accade qualcosa di straordinario: due donne, una vergine e l’altra sterile, svelano la visita di Dio all’umanità, la Sua opera apparentemente impossibile. Il pontefice chiede dunque se crediamo che Dio sia all’opera nella nostra vita, che Egli agisca nella storia in modo nascosto e spesso imprevedibile e nella nostra società segnata dal secolarismo mondano e da una certa indifferenza religiosa. C’è un modo per sapere se abbiamo fiducia nel Signore: come il bimbo di Elisabetta sussultò nel suo grembo al saluto di Maria, così chi crede deve sussultare nello Spirito.
«L’esperienza della fede genera anzitutto un sussulto dinanzi alla vita. Sussultare significa essere toccati dentro, avere un fremito interiore, sentire che qualcosa si muove nel nostro cuore. È il contrario di un cuore piatto, freddo, accomodato nel quieto vivere, che si blinda nell’indifferenza e diventa impermeabile, che si indurisce, insensibile a tutto e a tutti, pure al tragico scarto della vita umana. […] L’esperienza della fede, oltre a un sussulto dinanzi alla vita, genera anche un sussulto dinanzi al prossimo. […] Ricordiamolo sempre, anche nella Chiesa: Dio è relazione e ci fa visita spesso attraverso gli incontri umani, quando ci sappiamo aprire all’altro, quando c’è un sussulto per la vita di chi ogni giorno ci passa accanto e quando il nostro cuore non rimane impassibile e insensibile dinanzi alle ferite di chi è più fragile».
Associazione Rete Sicomoro | direttore Enrico Albertini
Via Fusara 8, 37139 Verona | P.IVA e C.F. 03856790237
Telefono 351 7417656 | E-mail info@retesicomoro.it
Privacy policy | © 2024 Rete Sicomoro