Gustate e vedete la bellezza di donarvi a Cristo che vi ha chiamati a testimoniare il suo amore

Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Mongolia. Sabato

Dopo un lungo volo iniziato verso la sera di giovedì, nella mattinata di venerdì Papa Francesco è atterrato in Mongolia, la meta del suo ultimo viaggio apostolico. Le sue visite hanno preso il via sabato: nel Palazzo di Stato di Ulaanbataar, la capitale, il pontefice è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, dal presidente del parlamento e dal primo ministro. Nell’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico, egli si è detto «felice di aver viaggiato […] verso questo popolo che ben conosce il significato e il valore del cammino» e giunto come «pellegrino di amicizia». Il suo discorso è ruotato intorno al significato simbolico della ger, le dimore tradizionali itineranti.

«Ho saputo che dalla porta della ger, di prima mattina, i bambini delle vostre campagne stendono lo sguardo sul lontano orizzonte per contare i capi di allevamento e riferirne il numero ai genitori. Fa bene anche a noi abbracciare con lo sguardo l’ampio orizzonte che ci circonda, superando la ristrettezza di vedute anguste e aprendoci a una mentalità dal respiro globale […]. Le ger, presenti nelle zone rurali così come nei centri urbanizzati, testimoniano inoltre il prezioso connubio tra tradizione e modernità. […] Entrati in una ger tradizionale, lo sguardo è portato a elevarsi verso il punto centrale più alto, dove c’è una finestra sul cielo. Vorrei sottolineare questo atteggiamento fondamentale che la vostra tradizione ci aiuta a riscoprire: saper tenere gli occhi rivolti in alto. Alzare gli occhi al cielo – l’eterno cielo blu da voi sempre venerato – significa restare in un atteggiamento di docile apertura agli insegnamenti religiosi».

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Nel pomeriggio, il Papa si è recato alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo per incontrare i vescovi, i sacerdoti, i missionari e le missionarie, i consacrati e le consacrate, gli operatori pastorali. Il suo discorso ha preso spunto dal salmo 34, che dice «Gustate e vedete com’è buono il Signore» (v. 9), perché «la gioia e la bontà del Signore non sono qualcosa di passeggero, ma rimangono dentro, danno gusto alla vita e fanno vedere le cose in modo nuovo». «Spendere la propria vita per il Vangelo» – una «bella definizione della vocazione missionaria del cristiano» – è il modo migliore per assaporare il gusto della fede. Francesco ha poi rivolto queste parole ai missionari e alle missionarie:

«gustate e vedete il dono che siete, gustate e vedete la bellezza di donarvi interamente a Cristo che vi ha chiamati a testimoniare il suo amore proprio qui in Mongolia. Continuate a farlo coltivando la comunione. Realizzatelo nella semplicità di una vita sobria, a imitazione del Signore […]. Siate sempre vicini alla gente, […] prendendovene cura personalmente, imparando la lingua, rispettando e amando la loro cultura, non lasciandovi tentare da sicurezze mondane, ma rimanendo saldi nel Vangelo attraverso un’esemplare rettitudine di vita spirituale e morale. Semplicità e vicinanza, dunque, senza stancarvi di portare a Gesù i volti e le storie che incontrate, i problemi e le preoccupazioni, spendendo tempo nella preghiera quotidiana, che vi permette di stare in piedi nelle fatiche del servizio e di attingere al “Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1,3) la speranza da riversare nei cuori di quanti soffrono».

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