Cominciamo a nascere di nuovo quando vediamo gli altri come nostri prossimi

Viaggio apostolico a Panama: le parole del Papa per la dedicazione dell’altare della cattedrale di S. Maria la Antigua e la visita alla Casa Hogar del Buen Samaritano.

Il sabato precedente la celebrazione della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù ha visto Papa Francesco recarsi alla cattedrale di S. Maria la Antigua di Panama, per la dedicazione dell’altare della basilica con sacerdoti, consacrati e movimenti laicali. Nell’omelia, dedicata all’incontro di Gesù con la samaritana presso un pozzo, egli mette in guardia sulla capacità di sacerdoti, consacrati e consacrate, membri dei movimenti laicali di affrontare la fatica e la stanchezza.

“Da un po’ di tempo a questa parte non sono poche le volte in cui pare essersi installata nelle nostre comunità una sottile specie di stanchezza, che non ha niente a che vedere con quella del Signore. E qui dobbiamo fare attenzione. Si tratta di una tentazione che potremmo chiamare la stanchezza della speranza. […] Nasce dal guardare avanti e non sapere come reagire di fronte all’intensità e all’incertezza dei cambiamenti che come società stiamo attraversando. Questi cambiamenti sembrerebbero non solo mettere in discussione le nostre modalità di espressione e di impegno, le nostre abitudini e i nostri atteggiamenti di fronte alla realtà, ma porre in dubbio, in molti casi, la praticabilità stessa della vita religiosa nel mondo di oggi.”

Per guarire la speranza, bisogna ricordare l’esortazione “dammi da bere”: è quello che chiede il Signore ed è quello che chiede a noi di dire, per tornare sempre al pozzo fondante del primo amore. Significa avere il coraggio di recuperare la parte più autentica dei carismi originari (non limitata solo alla vita religiosa, ma a tutta la Chiesa) e riconoscersi bisognosi che lo Spirito ci trasformi in donne e uomini memori di un incontro.

Leggi qui il testo completo dell’omelia

La domenica, Papa Francesco si è recato in visita alla Casa Hogar del Buen Samaritano, un luogo dove poter creare una comunità con chi normalmente non si vede e passa inosservato, ma è segno della concreta misericordia e tenerezza di Dio.

“Il prossimo è una persona, un volto che incontriamo nel cammino, e dal quale ci lasciamo muovere, ci lasciamo commuovere: muovere dai nostri schemi e priorità e commuovere intimamente da ciò che vive quella persona, per farle posto e spazio nel nostro andare. Così lo intese il buon Samaritano davanti all’uomo che era stato lasciato mezzo morto al bordo della strada non solo da alcuni banditi, ma anche dall’indifferenza di un sacerdote e di un levita che non ebbero il coraggio di aiutarlo, e come sapete, anche l’indifferenza uccide, ferisce e uccide. Gli uni per qualche misera moneta, gli altri per paura di contaminarsi, per disprezzo o disgusto sociale, senza problemi avevano lasciato quell’uomo per terra lungo la strada. […] Il prossimo è un volto che scomoda felicemente la vita perché ci ricorda e ci mette sulla strada di ciò che è veramente importante e ci libera dal banalizzare e rendere superflua la nostra sequela del Signore.”

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