Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Papua Nuova Guinea. Secondo e terzo giorno.
Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Papua Nuova Guinea. Secondo e terzo giorno.
Domenica è proseguito il viaggio apostolico di Papa Francesco in Papua Nuova Guinea. Nella capitale Port Moresby, dopo la visita al primo ministro nella Nunziatura apostolica, Francesco ha celebrato la messa nello stadio Sir John Guise. Nell’omelia ha messo in evidenza due aspetti del racconto di Marco, che mostra come la profezia di Isaia – quando Dio verrà «si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi» (Is 35,5) – si realizzi in Cristo: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù. L’uomo dell’episodio evangelico, che vive lontano da Gerusalemme, oltre il Giordano, è distante dagli uomini perché non ha la possibilità di comunicare. La sua condizione è come quella di chi è tagliato fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, a essere bloccato è il cuore.
«A questa lontananza […] Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel suo Figlio, Dio vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze. […] Con la sua vicinanza, Gesù guarisce, guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo».
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Nel pomeriggio, il pontefice si è trasferito a Vanimo, dove ha incontrato i fedeli della diocesi locale nella spianata antistante la cattedrale della Santa Croce. Il suo discorso si è incentrato sul significato di missione, che, pur tra tante difficoltà, con chiese, scuole, ospedali e centri missionari testimonia che Cristo è venuto a portare salvezza a tutti perché ciascuno fiorisca in tutta la sua bellezza per il bene comune. Questo Paese è ricco di bellezze naturali, affidate dal Signore come uno strumento perché anche gli esseri umani vivano così, uniti in armonia, ma dentro noi stessi c’è uno spettacolo ancora più bello: quello di ciò che cresce in noi quando ci amiamo a vicenda. I missionari hanno il compito di diffondere questo amore verso Dio e i fratelli tramite il Vangelo e, considerate le distanze che devono coprire, le comunità si impegnino ad aiutarli.
«Ciascuno di noi promuova l’annuncio missionario là dove vive […]. Formeremo così, sempre più, come una grande orchestra […] capace, con le sue note, di ricomporre le rivalità, di vincere le divisioni – personali, familiari e tribali –; di scacciare dal cuore delle persone la paura, la superstizione e la magia; di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’uso di alcool e droghe: mali che imprigionano e rendono infelici tanti fratelli e sorelle, anche qui. Ricordiamolo: l’amore è più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo, perché ha le sue radici in Dio».
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Successivamente, il Papa ha fatto una visita privata a un gruppo di missionari nella Holy Trinity Humanistic School di Baro. Lunedì mattina ha concluso la sua permanenza in Papua Nuova Guinea incontrando i giovani nello stadio Sir John Guise nella capitale. A loro ha detto che sono la speranza per il futuro, da costruire guardando a due racconti biblici. Quello della Torre di Babele vede scontrarsi due modelli di società: «uno porta alla confusione e alla dispersione, l’altro porta all’armonia dell’incontro con Dio e con i fratelli». Poi, c’è la storia dei discendenti di Noè, che si dispersero in diverse isole ciascuno «secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie» (Gen 10,5). «Davanti a queste differenze di lingue, che dividono, che disperdono, ci vuole una sola lingua che ci aiuti ad essere uniti»: quella dell’amore.
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