Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Portogallo in occasione della GMG di Lisbona. Sabato
Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Portogallo in occasione della GMG di Lisbona. Sabato
Sabato Papa Francesco ha proseguito il suo viaggio apostolico in Portogallo recandosi a Fatima, dove ha presenziato alla preghiera del rosario con i giovani ammalati presso la Cappella delle apparizioni del santuario di Nostra Signora di Fatima. Il suo discorso è iniziato affermando che «la Chiesa non può che essere la casa della gioia», una casa accogliente e senza porte affinché tutti possano entrare, perché è la casa della Madre che ha sempre il cuore aperto per ognuno dei suoi figli. Inoltre, Maria è la prima a compiere un pellegrinaggio dopo l’annunciazione di Gesù. Va dalla cugina, incinta nonostante la sua età avanzata, e lo fa di fretta col desiderio di essere presente.
Ogni volta che c’è un problema, ogni volta che viene invocata, la Madonna si affretta a starci vicino, in modo premuroso come nell’accompagnare la vita di Gesù. Nel Vangelo lei non è mai protagonista, ma si mostra come una figura che accompagna, come quando i discepoli aspettavano lo Spirito Santo. Lo fa accogliendo con premura e indicando Gesù: “Fate quello che vi dirà”. «Gesù ci ama a tal punto da identificarsi con noi, e ci chiede di collaborare con Lui. E Maria ci indica questo che Gesù ci chiede: camminare nella vita collaborando con Lui».
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Dopo essere tornato a Lisbona, verso sera il pontefice ha incontrato privatamente i membri della Compagnia di Gesù presso il Colégio de S. João de Brito, per poi partecipare alla veglia con i giovani venuti per la ventottesima Giornata Mondiale della Gioventù nel parque Tejo. Il Papa ha ripreso l’episodio di Maria che va da Elisabetta, visto anche che il verso «Si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) è il tema della GMG di quest’anno. Come mai lo ha fatto? Nessuno gliel’aveva chiesto. Lei va perché ama. Ama per aver appena ricevuto l’annuncio che avrebbe accolto il Redentore e per aver saputo che la cugina è incinta. Non pensa solo a sé stessa, ma anche all’altra con una gioia missionaria, una gioia che porta qualcosa.
Per ricevere questa gioia, ha continuato il Papa, dobbiamo essere preparati. Qualcuno ce lo ha insegnato: genitori, nonni, amici, sacerdoti, religiosi, catechisti, animatori, maestri sono come le radici della nostra gioia. Allo stesso modo, noi stessi possiamo essere radici di gioia per altri. «La gioia non sta nella biblioteca, chiusa – anche se è necessario studiare! – ma sta da un’altra parte. Non è custodita sotto chiave. La gioia bisogna cercarla, bisogna scoprirla. Bisogna scoprirla nel dialogo con gli altri». Anche se a volte questo è stancante, non si deve mai fermarsi. Se uno fa un errore e cade, deve rialzarsi. Quando vediamo qualcuno cadere, dobbiamo aiutarlo a sollevarsi. Per compiere questo cammino di vita, occorre allenarsi a camminare affrontando la fatica necessaria, perché c’è solo una cosa che è gratis: l’amore di Gesù.
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