Per camminare insieme non dimenticare le tue radici

Le parole di Papa Francesco durante il secondo giorno della visita apostolica in Romania: santuario di Sumuleu-Ciuc e Iasi.

Sabato, nel secondo giorno del viaggio apostolico in Romania (leggi qui il racconto del primo giorno), Papa Francesco si è spostato al santuario mariano di Sumuleu-Ciuc, dove ha celebrato la messa. L’omelia è stata centrata sull’essere pellegrini, che, in questo luogo, va fatto con una richiesta nel cuore: Madre, insegnaci a imbastire il futuro.

“Pellegrinare è sapere che veniamo come popolo alla nostra casa. È sapere che abbiamo coscienza di essere popolo. Un popolo la cui ricchezza sono i suoi mille volti, mille culture, lingue e tradizioni; il santo Popolo fedele di Dio che con Maria va pellegrino cantando la misericordia del Signore. […] Pellegrinare significa sentirsi chiamati e spinti a camminare insieme chiedendo al Signore la grazia di trasformare vecchi e attuali rancori e diffidenze in nuove opportunità per la comunione; significa disancorarsi dalle nostre sicurezze e comodità nella ricerca di una nuova terra che il Signore vuole donarci. Pellegrinare è la sfida a scoprire e trasmettere lo spirito del vivere insieme, di non aver timore di mescolarsi, di incontrarci e aiutarci. […] Pellegrinare è guardare non tanto quello che avrebbe potuto essere (e non è stato), ma piuttosto tutto ciò che ci aspetta e non possiamo più rimandare. Significa credere al Signore che viene e che è in mezzo a noi promuovendo e stimolando la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità e di giustizia. Pellegrinare è l’impegno a lottare perché quelli che ieri erano rimasti indietro diventino i protagonisti del domani, e i protagonisti di oggi non siano lasciati indietro domani.”

Leggi qui il testo completo dell’omelia

Nel pomeriggio, il Papa si è recato a Iasi: prima ha visitato la cattedrale di Santa Maria Regine, dove ha incontrato i malati, poi, nel piazzale antistante il Palazzo della Cultura, ha partecipato all’incontro mariano con la gioventù e le famiglie.

“È difficile camminare insieme, vero? È un dono che dobbiamo chiedere, un’opera artigianale che siamo chiamati a costruire e un bel dono da trasmettere. Ma da dove cominciamo per camminare insieme? […] Nella misura in cui cresci – in tutti i sensi: forte, grande e anche facendoti un nome – non dimenticare quanto di più bello e prezioso hai imparato in famiglia. È la sapienza che si riceve con gli anni: quando cresci, non ti dimenticare di tua madre e di tua nonna e di quella fede semplice ma robusta che le caratterizzava e che dava loro forza e costanza per andare avanti e non farsi cadere le braccia. È un invito a ringraziare e riabilitare la generosità, il coraggio, il disinteresse di una fede fatta in casa, che passa inosservata ma che costruisce a poco a poco il Regno di Dio. […] Per camminare insieme lì dove sei, non ti dimenticare di quanto hai imparato in famiglia. Non dimenticare le tue radici. Questo mi ha fatto ricordare la profezia di un santo eremita di queste terre. Un giorno il monaco Galaction Ilie del Monastero Sihăstria, camminando con le pecore sulla montagna, incontrò un eremita santo che conosceva e chiese: «Dimmi, padre, quando sarà la fine del mondo?». E il venerabile eremita, sospirando dal suo cuore, disse: «Padre Galaction, sai quando sarà la fine del mondo? Quando non ci saranno sentieri dal vicino al vicino! Cioè, quando non ci sarà più amore cristiano e comprensione tra fratelli, parenti, cristiani e popoli! Quando le persone non ameranno più, sarà davvero la fine del mondo. Perché senza amore e senza Dio nessun uomo può vivere sulla terra!».”

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