Pur essendo fragili e piccoli, possiamo offrire un contributo decisivo per cambiare la storia

Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico in Sud Sudan (secondo e terzo giorno).

Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Sud Sudan è continuato verso la sera di sabato con la partecipazione alla preghiera ecumenica presso il mausoleo John Garang. Nel suo discorso, il pontefice ha riflettuto su tre verbi più importanti per i cristiani: pregare, che dà la forza di andare avanti e di intravedere, anche nell’oscurità, la salvezza che Dio prepara; operare, perché Gesù vuole che siamo «operatori di pace» e che la sua Chiesa non sia solo segno e strumento dell’intima unione con Dio, ma anche dell’unità di tutto il genere umano; camminare, impegnandosi a promuovere percorsi di riconciliazione. Egli ha poi concluso l’intervento con queste parole:

«vorrei suggerire due parole-chiave per il prosieguo del nostro cammino: memoria e impegno. Memoria: i passi che fate ricalcano le orme dei predecessori. Non abbiate timore di non esserne all’altezza, sentitevi invece sospinti da chi vi ha preparato la strada: come in una staffetta, raccoglietene il testimone per affrettare il raggiungimento del traguardo di una comunione piena e visibile. E poi impegno: si cammina verso l’unità quando l’amore è concreto, quando insieme si soccorre chi sta ai margini, chi è ferito e scartato. […] Continuate così: mai concorrenti, ma familiari; fratelli e sorelle che, attraverso la compassione per i sofferenti, i prediletti di Gesù, danno gloria a Dio e testimoniano la comunione che Egli ama».

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Infine, l’ultimo appuntamento del Papa in Africa prima della cerimonia di congedo è stato la messa celebrata allo stesso mausoleo del giorno precedente. Nella sua omelia, egli si è soffermato sulle parole di Gesù «Voi siete il sale della terra […]. Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13.14). La prima immagine rimanda all’ingrediente invisibile che dà gusto a tutto, simbolo delle beatitudini che sono il sale della vita del cristiano, senza le quali l’esistenza diventa insipida. Il pontefice ha quindi detto ai sudanesi: «dinanzi a tante ferite, alle violenze che alimentano il veleno dell’odio, all’iniquità che provoca miseria e povertà, potrebbe sembrarvi di essere piccoli e impotenti. Ma, quando vi assale la tentazione di sentirvi inadeguati, provate a guardare al sale e ai suoi granelli minuscoli: è un piccolo ingrediente e, una volta messo sopra un piatto, scompare, si scioglie, però è proprio così che dà sapore a tutto il contenuto. Così, noi cristiani, pur essendo fragili e piccoli, anche quando le nostre forze ci paiono poca cosa di fronte alla grandezza dei problemi e alla furia cieca della violenza, possiamo offrire un contributo decisivo per cambiare la storia».

Con la seconda immagine, Gesù, luce del mondo, ci chiede di accogliere la sua luminosità e irradiare così la luce di Dio. «In altre parole, prima di preoccuparci delle tenebre che ci circondano, prima di sperare che qualcosa attorno si rischiari, siamo tenuti a brillare, a illuminare con la nostra vita e con le nostre opere le città, i villaggi e i luoghi che abitiamo, le persone che frequentiamo, le attività che portiamo avanti. Il Signore ce ne dà la forza, la forza di essere luce in Lui, per tutti; perché tutti devono poter vedere le nostre opere buone e, vedendole – ci ricorda Gesù –, si apriranno con stupore a Dio e gli daranno gloria: se viviamo come figli e fratelli sulla terra la gente scoprirà di avere un Padre nei cieli. A noi è dunque chiesto di ardere d’amore: non accada che la nostra luce si spenga, che dalla nostra vita scompaia l’ossigeno della carità, che le opere del male tolgano aria pura alla nostra testimonianza. Questa terra, bellissima e martoriata, ha bisogno della luce che ciascuno di voi ha, o meglio, della luce che ognuno di voi è!».

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