Nella missione c’è bisogno di un sussulto di Vangelo e serve creatività

Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico a Timor Leste. Primo e secondo giorno.

Lunedì Papa Francesco è arrivato a Timor Leste, il terzo Paese visitato in occasione del suo lungo viaggio apostolico nel Sud-est asiatico. Nel palazzo presidenziale di Dili ha incontrato il presidente della Repubblica, le autorità, la società civile e il corpo diplomatico e nel suo discorso ha parlato dell’importanza dell’inculturazione della fede e della evangelizzazione della cultura: «Il cristianesimo si incultura, assume le culture e i diversi riti orientali, dei diversi popoli. Infatti una delle dimensioni importanti del cristianesimo è l’inculturazione della fede. Ed esso, a sua volta, evangelizza la cultura. Questo binomio è importante per la vita cristiana».

Dopo aver mostrato apprezzamento per il percorso di ricerca della pace di questo giovane Paese, indipendente solo dal 2002 (dal 1975 era occupato dell’Indonesia, dopo essere stato colonia portoghese), il Papa ha ricordato alcune questioni attuali che lo riguardano: l’emigrazione, la povertà nelle zone rurali, l’eccessivo uso di alcolici tra i giovani, la costituzione di bande violente. Per la soluzione di questi problemi, serve da una parte preparare adeguatamente coloro che saranno chiamati a essere la classe dirigente, dall’altra avere cura del popolo, guardando al futuro con occhi pieni di speranza.

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Martedì, sempre nella capitale, il Papa si è recato in visita ai bambini con disabilità della scuola Irmãs Alma. Nel suo saluto, ha sottolineato come Gesù, quando parla del giudizio finale, dice ad alcuni: “Venite con me perché vi siete presi cura di me”, non perché siete stati battezzati o cresimati, non avete detto menzogne o non avete rubato. Coloro che, come in questo istituto, ci danno la testimonianza di lasciarsi curare sono nostri maestri perché «insegnano a noi come dobbiamo lasciarci curare da Dio. Lasciarci curare da Dio e non da tante idee, o progetti, o capricci».

Prima della riunione privata con i membri della Compagnia del Gesù presso la Nunziatura apostolica, nella cattedrale dell’Immacolata Concezione Francesco ha partecipato all’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate, i seminaristi e i catechisti di un Paese «ai confini del mondo». Nel suo discorso, si è soffermato sull’episodio evangelico di Maria che prende un profumo, e lo cosparge sui piedi di Gesù, asciugandoli poi coi suoi capelli e spargendo l’aroma per la casa (Gv 12,1-11): «il profumo, il profumo di Cristo, il profumo del suo Vangelo, è un dono che voi avete, un dono che vi è stato dato gratuitamente, ma che dovete custodire e che tutti insieme siamo chiamati a diffondere».

C’è sempre «bisogno di tornare all’origine, all’origine del dono ricevuto, del nostro essere cristiani, sacerdoti, religiosi o catechisti», ed esso «va curato con molta attenzione», allo stesso modo con cui si deve custodire l’amore. Poi, siccome «la Chiesa esiste per evangelizzare, […] siamo chiamati a portare agli altri il dolce profumo della vita, la vita nuova del Vangelo». E, come Maria rompe il vasetto di alabastro che contiene l’unguento, «l’evangelizzazione avviene quando abbiamo il coraggio di […] rompere il guscio che spesso ci chiude in noi stessi e uscire da una religiosità pigra, comoda, vissuta soltanto per un bisogno personale». Insomma, «c’è bisogno di questo sussulto di Vangelo; […] c’è bisogno di religiose, religiosi, sacerdoti, di catechisti appassionati, […]. Serve creatività nella missione».

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