Facendoci bambini permettiamo l’azione di Dio in noi

Le parole di Papa Francesco nel viaggio apostolico Timor Leste. Secondo e terzo giorno.

La giornata di martedì di Papa Francesco a Dili, capitale di Timor Leste, dove sta proseguendo il suo viaggio apostolico nel Sud-est asiatico, si è conclusa con la messa nella spianata di Taci Tolu. Partendo dalle parole del profeta Isaia, «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5), nell’omelia il pontefice ha parlato dell’importanza per un futuro di speranza della nascita dei figli, come «Dio fa splendere la sua luce che salva attraverso il dono di un figlio». «La vicinanza di Dio è attraverso un bambino. Dio si fa bambino. E non solo per stupirci e commuoverci, ma anche per aprirci all’amore del Padre e lasciarcene plasmare, perché possa guarire le nostre ferite, ricomporre i nostri dissensi, rimettere ordine nella nostra esistenza».

Lo ha capito la giovane Maria, che si è resa umile e fragile per permettere la nascita di Gesù, il quale ha voluto nascere piccolo per farsi nostro fratello. Lei, inoltre, «ha scelto di rimanere piccola per tutta la vita, di farsi sempre più piccola, servendo, pregando, scomparendo per far posto a Gesù, anche quando questo le è costato molto». Seguendo il suo esempio, non dobbiamo avere paura di farci piccoli davanti a Dio, ma anche gli uni di fronte agli altri, e di donare il nostro tempo e rivedere i nostri programmi per renderli ancora più belli attraverso il dono di noi stessi e l’accoglienza degli altri. Il Papa ha concluso l’omelia dicendo di fare metaforicamente attenzione ai coccodrilli che nelle spiagge possono attaccare le persone: «State attenti a quei coccodrilli che vogliono cambiarvi la cultura, che vogliono cambiarvi la storia. Restate fedeli. E non avvicinatevi a quei coccodrilli perché mordono, e mordono molto».

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Mercoledì, prima di lasciare il Paese, Francesco ha incontrato i giovani nel Centro de Convenções e ha rivelato che, mentre passava per le strade del loro Paese, due cose gli hanno toccato il cuore: la gioventù diffusa e il sorriso. Ha quindi fatto diverse raccomandazioni: non perdete l’entusiasmo della fede; state attenti ai vizi, che arrivano da coloro che si definiscono venditori di felicità; andate avanti con la gioia della giovinezza, ma non perdete la memoria di quelli che vi hanno preceduto; rispettate gli anziani, che assieme ai bambini sono il tesoro di un popolo; sognate cose grandi e fate confusione per mostrare la vita che avete.

Citando il detto in lingua tetum ukun rasik-an, cioè essere in grado di governare sé stessi, il Papa ha poi messo in guardia dal non vivere la propria vita, ovvero dall’essere schiavo del peccato, del desiderio, dell’arroganza. Invece, un giovane deve perseguire la semplicità, avere responsabilità, amare la compagnia dei fratelli e delle sorelle, prendersi cura della casa comune, coltivare l’unità della famiglia, capendo che essere libero non significa fare ciò che si vuole e che, per imparare i valori dell’amore e della fraternità, bisogna rispettarsi.

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