Il viaggio apostolico in Iraq di Papa Francesco: i discorsi alle autorità e a sacerdoti, religiosi e religiose.
Il viaggio apostolico in Iraq di Papa Francesco: i discorsi alle autorità e a sacerdoti, religiosi e religiose.
È iniziato ieri, con l’arrivo a Baghdad nel primo pomeriggio, lo storico viaggio apostolico in Iraq di Papa Francesco. Dopo aver fatto visita al presidente della Repubblica Barham Salih presso il palazzo presidenziale, il pontefice ha incontrato le autorità, la società civile e il corpo diplomatico, ai quali ha detto di essere grato di poter venire nella terra culla della civiltà, strettamente legata, attraverso il patriarca Abramo e i numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni religiose dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam. Giunto come pellegrino di pace, ha pronunciato parole di fraternità, contro ogni guerra e fondamentalismo:
«Solo se riusciamo a guardarci tra noi, con le nostre differenze, come membri della stessa famiglia umana, possiamo avviare un effettivo processo di ricostruzione e lasciare alle future generazioni un mondo migliore, più giusto e più umano. A questo riguardo, la diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. Oggi l’Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile.»
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Sempre nel pomeriggio, Papa Francesco ha incontrato nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza di Baghdad i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i catechisti. Dopo aver ringraziato per l’accoglienza il patriarca Ignace Youssif Younan e il cardinale Louis Sako, ha ricordato i martiri che hanno pagato il prezzo estremo della loro fedeltà al Signore e alla sua Chiesa e le persecuzioni che i cristiani hanno subito in queste terre negli ultimi decenni. Dopo aver accennato alle aggiuntive difficoltà dovute alla pandemia, il pontefice ha esortato:
«Sappiamo quanto sia facile essere contagiati dal virus dello scoraggiamento che a volte sembra diffondersi intorno a noi. Eppure il Signore ci ha dato un vaccino efficace contro questo brutto virus: è la speranza. La speranza che nasce dalla preghiera perseverante e dalla fedeltà quotidiana al nostro apostolato. Con questo vaccino possiamo andare avanti con energia sempre nuova, per condividere la gioia del Vangelo, come discepoli missionari e segni viventi della presenza del Regno di Dio, Regno di santità, di giustizia e di pace. Quanto ha bisogno il mondo intorno a noi di ascoltare questo messaggio! Non dimentichiamo mai che Cristo è annunciato soprattutto dalla testimonianza di vite trasformate dalla gioia del Vangelo.»
Il Papa ha proseguito evocando un’immagine familiare, quella del tappeto, per descrivere la comunione universale tra fratelli e sorelle che si accolgono e si prendono cura gli uni degli altri. Le diverse Chiese irachene, ognuna con il suo secolare patrimonio storico, liturgico e spirituale, sono come tanti fili colorati che, intrecciati assieme, compongono un bellissimo tappeto, ideato da Dio che lo tesse con pazienza e lo rammenda con cura. A volte dei nodi, derivanti da incomprensioni, ostacolano la tessitura della fraternità. Si trovano dentro di noi e possono essere sciolti dalla Grazia, dal dialogo e dal perdono.
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