Il risultato del lavoro pastorale si basa sulla centralità della compassione

Viaggio apostolico a Panama: le parole di Papa Francesco alle autorità e ai vescovi centroamericani.

Nel suo viaggio apostolico a Panama, giovedì Papa Francesco ha incontrato prima le autorità, il corpo diplomatico e i rappresentanti della società presso il Palacio Bolivar, sede del Ministero degli Affari Esteri, poi i vescovi del SEDAC, Segretariato Episcopale dell’America Centrale, nella chiesa di San Francesco de Asis. Ai primi, ha ricordato come Panama, grazie alla sua posizione favorevole tra due oceani, è una terra di convocazione e, grazie alla Giornata Mondiale della Gioventù 2019, una terra di sogni.

“In questi giorni Panama non solo verrà ricordato come centro regionale o punto strategico per il commercio e per il transito di persone; si trasformerà in un hub della speranza. Punto d’incontro dove giovani provenienti dai cinque continenti, pieni di sogni e speranze, celebreranno, si incontreranno, pregheranno e ravviveranno il desiderio e l’impegno di creare un mondo più umano. In questo modo sfideranno le miopi vedute a corto raggio che, sedotte dalla rassegnazione, dall’avidità, o prigioniere del paradigma tecnocratico, credono che l’unica strada possibile passi per il «gioco della competitività», della speculazione, «e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 53), chiudendo il futuro ad una nuova prospettiva per l’umanità.”

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Ai vescovi centroamericani, Papa Francesco propone una riflessone sulla figura di sant’Oscar Romero, partendo dal motto da lui scelto per il suo stemma episcopale: Sentire con la Chiesa. Per Romero, sentire con la Chiesa significa contemplarla come popolo di Dio, perché il Signore non intende salvare degli individui isolati, separati, ma si rivolge a un insieme che lo serva nella santità. Per questo serve portare nel proprio intimo tutta la kenosis di Cristo. E la Chiesa, per far vivere Cristo tra di noi, deve essere umile e povera, non arrogante, autosufficiente e piena di orgoglio.

“È importante, fratelli, che non abbiamo paura di accostare e toccare le ferite della nostra gente, che sono anche le nostre ferite, e questo farlo nello stile del Signore. Il pastore non può stare lontano dalla sofferenza del suo popolo; anzi, potremmo dire che il cuore del pastore si misura dalla sua capacità di commuoversi di fronte a tante vite ferite e minacciate. Farlo nello stile del Signore significa lasciare che questa sofferenza colpisca e contrassegni le nostre priorità e i nostri gusti, colpisca e contrassegni l’uso del tempo e del denaro e anche il modo di pregare, per poter ungere tutto e tutti con la consolazione dell’amicizia di Gesù in una comunità di fede che contenga e apra un orizzonte sempre nuovo che dia senso e speranza alla vita.”

La kenosis di Cristo deve essere, per Papa Francesco, giovane, sacerdotale e povera. Giovane, perché sono i ragazzi che, pieni di speranze e inquietudini, hanno la capacità di leggere in modo rinnovato la nostra epoca e riconoscere i segni dei tempi. Sacerdotale, perché il lavoro pastorale è basato sulla centralità della compassione, che deve tornare al centro della Chiesa. Povera, perché la povertà porta alla capacità di donazione, che sarebbe impossibile in un cuore che cerca di accumulare, e protegge da una delle tentazioni più sottili che i consacrati devono affrontare, la mondanità spirituale.

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