Nel 1669 la Repubblica di Venezia donò un paramento liturgico particolarmente prezioso ai francescani della Custodia di Terra Santa.
Nel 1669 la Repubblica di Venezia donò un paramento liturgico particolarmente prezioso ai francescani della Custodia di Terra Santa.
Nel 1669, i francescani della Custodia di Terra Santa ricevettero in dono dalla Serenissima un paramento liturgico particolarmente prezioso, composto da casula, dalmatica, piviale, stola, mitria e altri elementi per un totale di ventisette pezzi. Il “Parato di Venezia”, oggi custodito nel Terra Sancta Museum di Gerusalemme (dei pezzi originali ne sono rimasti diciassette), fu descritto così nel registro di quell’anno: «un paramento sontuosissimo di veluto cremesino tutto ricamato de oro et argento, dire pianeta e due tonicelle, con suoi tre camisi solemni et amiti con li cordoni di setta y oro». Tra i ricami barocchi di oro e argento su velluto si scorgono l’emblema della Custodia di Terra Santa e piccoli leoni, simbolo del San Marco della Repubblica da associare alla scritta “C.D.V.”, ovvero Commissariato di Venezia.
La Serenissima ci teneva particolarmente a dimostrare il proprio legame con Gerusalemme. Infatti, dal XII secolo aveva assunto il ruolo di Advocata Terrae Sanctae, protettrice dei fedeli che intraprendevano la grande peregrinatio. La città veneta, con il suo prestigio politico-commerciale e la sua abilità diplomatica con i sovrani musulmani, era il punto di riferimento nei rapporti con il Medio Oriente. Nel Cinquecento furono i baili (diplomatici veneziani) e il Commissariato veneto in Terra Santa a intervenire per salvare dal rischio distruzione il Santo Sepolcro e la basilica della Natività.
Nel corso dei secoli, tutti i grandi stati cristiani omaggiavano la Città Santa con doni preziosi, da Genova al Regno di Napoli, dalla Spagna alla Francia, soprattutto a seguito del Concilio di Trento, per affermare la propria identità cattolica rendendo gloria a Dio attraverso splendori artistici. Ma Venezia ci teneva particolarmente a essere la potenza più devota, come dimostrano anche le lampade e i grandi candelabri di alta oreficeria veneziana che ancora decorano l’Edicola del Santo Sepolcro.
Considerando l’importanza delle cerimonie solenni che si svolgevano presso i Luoghi Santi di Gerusalemme custoditi dai francescani, era certamente prestigioso che i sacerdoti indossassero paramenti liturgici con sopra richiami alla Serenissima. Il “Parato di Venezia” era costituito da velluto tagliato, il tessuto in assoluto più prezioso dell’epoca, composto da fili di seta e lavorato con una doppia trama per la creazione – a mano – dell’effetto pelliccia che lo caratterizza; per realizzarne due soli centimetri occorreva un’intera giornata di lavoro. Il ricamo, realizzato con fili d’oro e d’argento, propone motivi floreali barocchi, oltre i simboli già menzionati.
C’è una cosa che stupisce: a parte il monogramma bernardiniano di Cristo sul velo da calice, su ogni pezzo del paramento non c’è un solo motivo religioso. Nella seconda metà del Seicento, Venezia stava lentamente perdendo i suoi possedimenti nel Mediterraneo, tra cui l’importante colonia di Creta. Sembra quasi che, con il Parato, la gloriosa Repubblica marinara stesse celebrando più la sua gloria che stava venendo meno piuttosto che il Signore.
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