Questo progetto culturale e turistico rientra nell’iniziativa pastorale “Bellezza e speranza per tutti” della CEI.
Questo progetto culturale e turistico rientra nell’iniziativa pastorale “Bellezza e speranza per tutti” della CEI.
Da diversi anni l’iniziativa “Parchi e reti culturali ecclesiali: quando il turismo diventa via di vita buona e speranza concreta” della CEI mira a sostenere, incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale, organizzativa e operativa delle diocesi italiane nei settori della cultura, della custodia del creato e del turismo sostenibile. Realizzata dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport all’interno del progetto pastorale “Bellezza e speranza per tutti”, si concretizza tramite il riconoscimento di Parchi o Reti Culturali Ecclesiali (PCE), attraverso i quali agire per valorizzare i talenti, le identità e le esperienze locali facendo leva sul valore della cultura, della creatività, dell’innovazione, della mobilità lenta e del turismo sostenibile (clicca qui per vedere quelli attivi).
Gli obiettivi di queste realtà sono: stimolare la piena valorizzazione delle esperienze di pastorale integrata; sollecitare le comunità locali a considerare la dimensione di evangelizzazione, di pari passo allo sviluppo culturale, quale paradigma di sostenibilità economica e sociale; valorizzare i beni culturali, ecclesiali e altri ricevuti in affidamento, materiali e immateriali; promuovere buone pratiche di custodia del creato; favorire una relazione positiva tra comunità locali e qualsiasi forma di migrante, sia esso viandante, pellegrino, viaggiatore o turista; contribuire alla piena realizzazione di filiere dell’accoglienza e dell’ospitalità, nello stile dell’accessibilità universale; generare i presupposti per la nascita e lo sviluppo di startup innovative.
Nella seconda edizione del documento Bellezza e speranza per tutti, che contiene il nuovo regolamento per il riconoscimento dei PCE (clicca qui per scaricarlo), si possono leggere le prospettive pastorali, come: «Concretizzare un’esperienza di pastorale integrata e attivare laboratori di Bene comune sono le coordinate metodologiche che un PCE è chiamato a realizzare» e «Trasformare i territori in luoghi di esperienza della Bellezza è la grande scommessa, culturale prima che turistica, che una Chiesa fa nel dare vita ad un PCE».
Poi, le linee guida della procedura di riconoscimento indicano che la domanda va effettuata all’Ufficio nazionale dal vescovo diocesano, autonomamente o in collaborazione con altri vescovi delle diocesi limitrofe, tramite una lettera di manifestazione di interesse con cui condividere la proposta di PCE, dove indicare anche il nominativo, l’incarico e i recapiti del referente (possibilmente l’incaricato diocesano per il tempo libero e il turismo) e il progetto con la rete di realtà da coinvolgere (altri uffici di curia, associazioni, cooperative…).
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