Argomenti e proposte discussi dai padri sinodali durante le Congregazioni generali del Sinodo per l’Amazzonia.
Argomenti e proposte discussi dai padri sinodali durante le Congregazioni generali del Sinodo per l’Amazzonia.
Dopo la prima Congregazione generale dell’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione Panamazzonica sul tema “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”, in cui hanno parlato Papa Francesco, il segretario generale del Sinodo cardinale Lorenzo Baldisseri e il relatore generale del Sinodo cardinale Cláudio Hummes, lunedì pomeriggio i 185 padri sinodali hanno iniziato i propri interventi sull’Instrumentum laboris. Le Congregazioni generali si sono tenute fino a mercoledì e, dopo due giorni dedicati ai dibattiti dei Circoli minori, sono riprese sabato per terminare oggi. Ecco alcuni degli argomenti affrontati, riportati da Vatican News.
La difesa dell’ambiente amazzonico
“In Aula si è parlato della contaminazione dei fiumi, in cui spesso si riversano gli scarti delle attività minerarie, e della deforestazione, minaccia sempre più concreta in Amazzonia, dovuta alla vendita massiccia del legname o alla coltivazione di coca, ma favorita anche da una legislazione ambientale debole che non tutela le ricchezze e le bellezze naturali del territorio. Su questo punto, la Chiesa è stata esortata a denunciare le storture di modelli estrattivi predatori, illegali e violenti, ed a sostenere le normative internazionali che tutelano i diritti umani, sociali e ambientali, perché il grido di dolore della terra depredata è lo stesso dei popoli che la abitano. La difesa della delle popolazioni originarie è stata ricordata anche attraverso il martirio di tanti missionari che hanno dato la vita per la causa indigena e per la tutela di coloro che vengono sfruttati e perseguitati da minacce spacciate per progetti di sviluppo.”
“Le popolazioni native, custodi delle riserve naturali, evangelizzate con la croce di Cristo, vanno considerate come alleate nella lotta ai cambiamenti climatici in un’ottica sinodale, ovvero di cammino insieme, in amicizia. […] Da più parti è arrivato l’invito alla Chiesa a divenire alleata dei movimenti sociali di base, a porsi in ascolto umile e accogliente nei confronti della cosmovisione amazzonica, a comprendere il diverso significato, rispetto alla tradizione occidentale, dato dalle culture locali a simboli rituali. Auspicata inoltre una conversione ecologica che faccia percepire la gravità del peccato contro l’ambiente alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni. Da qui la proposta di approfondire e divulgare una letteratura teologica che includa insieme ai peccati, tradizionalmente noti, i peccati ecologici.”
“In continuità con il Sinodo sui giovani del 2018, si è riflettuto sull’importanza del protagonismo giovanile nell’ecologia integrale, con l’esempio della giovane attivista svedese Greta Thunberg. […] Più di tanti altri, i ragazzi oggi avvertono l’esigenza di stabilire una nuova relazione con il Creato, una relazione che non sia di tipo predatorio, ma che sia attenta alle sofferenze del pianeta. Per questo, il tema ambientale – a carattere anche ecumenico e interreligioso – va colto dalla Chiesa come una sfida in positivo, come un’esortazione a dialogare con i giovani, aiutandoli nel giusto discernimento affinché il loro impegno per la salvaguardia del Creato non sia solo uno slogan verde e alla moda, ma diventi davvero una questione di vita o di morte, per l’uomo e per il pianeta.”
Il problema della carenza di sacerdoti
“Il Sinodo ha riflettuto sull’importanza di una Chiesa di comunione che includa maggiormente i laici, affinché il loro contributo supporti l’opera ecclesiale. […] Per questo, ribadendo che il celibato è un gran dono dello Spirito per la Chiesa, alcuni padri sinodali hanno chiesto di pensare alla consacrazione sacerdotale di alcuni uomini sposati, i così detti viri probati, valutando poi nel tempo la validità o meno di tale esperienza. Per qualcuno, invece, tale proposta potrebbe portare il sacerdote ad essere un semplice funzionario della Messa e non, invece, un pastore delle comunità, un maestro di vita cristiana, una presenza concreta della vicinanza di Cristo. Di fronte all’urgenza di pastori per l’evangelizzazione dell’Amazzonia, serve una maggiore valorizzazione della vita consacrata, ma anche una forte promozione delle vocazioni autoctone, insieme alla possibilità di scegliere ministri autorizzati alla celebrazione dell’Eucaristia o di ordinare diaconi permanenti che, in forma di equipe, accompagnati da pastori, possano amministrare i Sacramenti. […] L’importante è che la formazione dei seminaristi sia ripensata e diventi più vicina alla vita delle comunità. Tra le proposte avanzate, infine, anche quella di pensare alla possibilità di un’ordinazione diaconale per le donne, così da valorizzarne la vocazione ecclesiale.”
“Un intervento, in particolare, suggerisce che la questione dei così detti viri probati e della ministerialità femminile vengano trattate in un’Assemblea sinodale ordinaria, poiché si tratta di temi di portata universale. Un altro intervento consiglia che, prima dei viri probati presbiteri, si penso a viri probati diaconi: il diaconato permanente, infatti, può rappresentare un vero e proprio laboratorio per avere uomini sposati nel sacramento dell’Ordine. In particolare per il tema femminile, tra gli interventi degli uditori si suggerisce che vengano istituiti ministeri non ordinati per le donne laiche, intendendo il ministero stesso come un servizio, così da garantire in tutto il territorio panamazzonico la dignità e l’uguaglianza femminile.”
“In alcuni contributi è stato evidenziato che la mancanza di vocazioni non è un problema solo amazzonico. Dunque perché fare eccezioni esclusivamente per questa regione? Si è suggerito di dedicare alla questione un sinodo specifico. È stato osservato come molti cristiani raccontano di essere stati accolti dalle culture indigene proprio in ragione del loro celibato. Inoltre, il mondo attuale vede nel celibato religioso l’ultimo baluardo da abbattere sotto la pressione di una cultura edonista e laicista. Occorre dunque riflettere attentamente sul valore del celibato. C’è poi chi ha definito ineludibile ed auspicabile per l’Amazzonia la riflessione su nuovi modelli di ammissione al sacerdozio. […] Secondo qualcuno, essa rappresenterebbe un passo decisivo per il conseguimento di un ministero ordinato non di visita, ma finalmente di presenza. Non si tratta solo di trovare risposte alla mancanza di vocazioni, ma di esprimere una Chiesa che abbia un’identità amazzonica.”
“In un intervento si chiede che le donne siano di fatto equiparate alla stessa dignità degli uomini nell’ambito dei ministeri non ordinati, tanto più che molte Congregazioni religiose femminili sono state e sono tuttora vere eroine dell’Amazzonia per la nascita di comunità in diverse parti della regione. […] In particolare, viene ribadito l’impegno delle consacrate nelle zone di periferie e la versatilità del loro operato. Di qui, l’idea di un maggior riconoscimento ed una maggiore valorizzazione delle donne consacrate, affinché non camminino più dietro, bensì accanto, nell’ottica di una sinodalità ecclesiale lontana dal clericalismo.”
Il rapporto con le popolazioni indigene
“Urgente e irrinunciabile resta il dialogo ecumenico e interreligioso: rispettoso e fecondo, dimensione fondamentale per la Chiesa in uscita nella regione panamazzonica, caratterizzata da un contesto multiculturale. […] No ad un’imposizione dall’alto della propria cultura. Sì all’accoglienza dell’altro e ad una salutare decentralizzazione in un’ottica sinodale. La Chiesa, senza nascondere le difficoltà, sia missionaria, abbia un volto indigeno e favorisca una logica secondo la quale la periferia si fa centro e il centro si fa periferia in un ricco movimento di mutua trasformazione. In un’ottica sinodale si inserisce anche l’appello ad un maggiore coinvolgimento dei laici con la creazione di nuovi ministeri che rispondano alle necessità dei popoli amazzonici: la Chiesa sia creativa nel proporre una ministerialità multiforme tra gli indios e i popoli della foresta.”
“La Chiesa considera con benevolenza tutto ciò che non è legato a superstizioni, purché possa armonizzarsi con il vero spirito liturgico. Di qui, il suggerimento di avviare in Amazzonia un processo di condivisione delle esperienze di quelle comunità indigene che hanno celebrazioni inculturate per alcuni sacramenti come il battesimo, il matrimonio o l’ordinazione sacerdotale. In tal modo, una delle proposte avanzate è stata quella di pensare di stabilire – ad experimentum e secondo il giusto discernimento teologico, liturgico e pastorale – un rito amazzonico cattolico per vivere e celebrare la fede in Cristo.”
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