Dopo l’occupazione sovietica, la Chiesa locale si è organizzata in un clima di libertà religiosa.
Dopo l’occupazione sovietica, la Chiesa locale si è organizzata in un clima di libertà religiosa.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e il ripristino della libertà religiosa, in Paesi come il Kazakhstan la Chiesa cattolica ha potuto iniziare la sua organizzazione territoriale. In questo stato, dove si prega ancora in russo anche se la lingua nazionale è il kazako, la piccola ma vivace comunità di fedeli è composta da circa centocinquantamila persone. Una minoranza tra i diciotto milioni di abitanti, di cui il 70% professa l’islam, il 20% è cristiano ortodosso russo e il rimanente luterano e protestante. Ad AsiaNews, mons. Tomash Peta, vescovo dell’arcidiocesi di Santa Maria di Nur-Sultan (nuovo nome della capitale Astana), racconta la situazione.
“Possiamo costruire chiese, cappelle e monasteri. Invitiamo sacerdoti e suore da tutto il mondo. Al momento, nel territorio risiedono religiosi di venti diverse nazionalità, per un totale di centoventi preti e centotrenta suore. La Chiesa cattolica è riconosciuta grazie a un Accordo (una sorta di Concordato) tra Santa Sede e Repubblica del Kazakhstan. Nella capitale c’è anche la Nunziatura apostolica. […] Quest’anno abbiamo pubblicato il primo libro religioso in kazako. La speranza è riuscire a tradurre il messale entro la fine del 2019”.
La Chiesa cattolica kazaka è stata segnata da un evento in particolare, che ha aperto un nuovo capitolo nella sua storia: la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II nel 2001. Quest’occasione ha mostrato una Chiesa viva: alla messa celebrata ad Astana c’erano quarantamila persone. Inoltre, da quel momento si tiene ogni tre anni un congresso dei rappresentanti religiosi di tutte le fedi.
Il viaggio del pontefice è stato anche l’occasione per elevare a santuario nazionale il Santuario di Nostra Signora Regina della Pace, nel villaggio di Ozyornoye. Qui si trovano una grande croce eretta in cima alla collina, che riporta un’iscrizione in ricordo delle vittime della repressione comunista, e l’altare per l’adorazione denominato “La stella del Kazakhstan”, che riflette una delle caratteristiche principali di questa comunità: la forte adorazione eucaristica e il culto di Maria. Mons. Peta ricorda:
“Negli anni della dominazione sovietica, quando i cattolici erano costretti a vivere senza chiese, sacerdoti e sacramenti, i cattolici hanno creato una sorta di ottavo sacramento: quello della preghiera del Rosario. Il motivo è che l’unica cosa che essi potevano fare durante le persecuzioni era battezzare i propri figli e pregare il Rosario. In qualche modo, il Rosario ha sostituito la mancanza dei pastori”.
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