C’è un pregiudizio sfavorevole nella valutazione degli studenti stranieri

Cosa dicono le recenti ricerche riguardo a bocciature, uso precoce dello smartphone ed educazione alla cittadinanza.

Le bocciature aumentano notevolmente l’abbandono scolastico e gli studenti stranieri subiscono un pregiudizio sfavorevole nella loro valutazione. È quanto emerge da alcune ricerche nazionali e internazionali sul sistema scuola, riassunte da Tiziana Pedrizzi, già dirigente scolastica ed esperta in sistemi scolastici, in un articolo sull’ultimo numero di Docete, rivista di FIDAE – Federazione Istituti di Attività Educative

Per quanto riguarda l’efficacia e la funzionalità delle bocciature, le ricerche continuano a rivelare che hanno una scarsa efficacia in termini di acquisizioni cognitive. I dati rivelano, inoltre, che incrementano la probabilità di passaggio a percorsi scolastici meno impegnativi e aumentano considerevolmente l’abbandono scolastico. Questo impatto negativo riguarda soprattutto gli alunni con genitori poco istruiti o con un passato migratorio, contribuendo così all’aumento delle disuguaglianze nelle opportunità educative. Certi Paesi hanno eliminato di fatto le ripetenze, mentre in altri si continua a considerarle come effetto deterrente, che però è di difficile misurazione.

Uno studio sugli effetti dell’età di accesso allo smartphone ha rilevato che un suo uso precoce non ha un impatto positivo, ma pressoché nullo, sui risultati degli studenti della scuola secondaria di primo grado. Invece, ha un effetto negativo l’abitudine di stare davanti a uno schermo per troppo tempo durante la giornata, ad esempio guardando la televisione o giocando ai videogiochi per almeno due ore al giorno. Nei confronti degli studenti stranieri, da una ricerca emerge che c’è la presenza di un pregiudizio nella valutazione a loro sfavorevole. Infatti, tendenzialmente i docenti darebbero voti più bassi rispetti ai compagni italiani, a fronte di risultati analoghi nei test standardizzati in cui l’identità dell’alunno non è nota.

Un’altra ricerca ha evidenziato che gli alunni con insegnanti più severi in quinta elementare avrebbero risultati migliori in italiano e matematica, secondo i test Invalsi, sia in terza media che in seconda superiore, indipendentemente dal genere, dallo stato socio-economico e dal livello di partenza. Infine, relativamente alle competenze di cittadinanza, che stanno attirando sempre più l’attenzione come parte dell’apprendimento non direttamente cognitivo, i docenti risultano scarsamente formati, essendo questa preparazione poco seguita in quanto non obbligatoria. Ma da loro ci si dovrebbe aspettare conoscenze, abilità e attitudini maggiori per educare gli studenti nella cittadinanza democratica.