La cattedrale di Leicester è guidata da cinque reverende, in un’Inghilterra in cui le donne ordinate prete sono più degli uomini.
La cattedrale di Leicester è guidata da cinque reverende, in un’Inghilterra in cui le donne ordinate prete sono più degli uomini.
La cattedrale inglese di Leicester, costruita oltre novecento anni fa e ampliata nel corso dei secoli fino a raggiungere le attuali forme monumentali, è la prima chiesa anglicana ad avere un clero tutto al femminile. Infatti, l’istituzione è oggi retta dalle reverende Karen Rooms, la decana, Emma Davies, la precentora canonica (entrambe sposate), Alison Adams, la pastora canonica (vedova), Manuela Schmucki e Julia Bradshaw (divorziata), le curate. Questa situazione non è stata pianificata, ma «grazie a Dio è successo!», dice la rev. Davies. «Siamo orgogliose di noi, e soprattutto, ci sentiamo libere», afferma la rev. Rooms, che aggiunge: «Soprattutto, tra noi donne c’è una solidarietà che altrimenti non esisterebbe».
In Inghilterra, quello che è successo in questa diocesi non è, sebbene particolare, così strano. Infatti, riguarda una tendenza sempre più consolidata della Chiesa anglicana. È dal 1994 che è stato permesso alle donne di accedere al sacerdozio e nel 2014 è stata nominata il primo vescovo donna, Libby Lane. Inoltre nel 2019, per la prima volta, le donne ordinate prete sono state più degli uomini. Stando ai dati ufficiali riferiti al 2020, esse sono almeno un terzo dei sacerdoti ordinati, il ventiquattro per cento dei vescovi, il sedici dei decani, il trentuno dei parroci nelle cattedrali e il trentadue degli arcidiaconi.
Il vescovo di Leicester, Martyn Snow, ha dichiarato: «È un onore e un piacere per la nostra comunità essere così all’avanguardia. Speriamo che ciò sia di ispirazione per molte altre donne». Tra l’altro, proprio la sua cattedrale è stata la prima chiesa inglese ad ammettere donne nel coro, nel lontano 1974. Le reverende, felici di quello che stanno vivendo, ci tengono però a sottolineare che non tutti approvano questa situazione. Sui social sono vittima di persone che non riconoscono il loro ruolo, le sminuiscono, talvolta le offendono, criticano il colore delle loro tonache. Nella vita quotidiana, c’è una minoranza che si lamenta che non ci sia un uomo con cui parlare, che le guarda con pregiudizio, addirittura che chiede di farsi vedere meno. Comunque, il sostegno di famiglie e tanti fedeli le fa andare avanti nel loro percorso.
La decana Rooms dice: «Una donna sull’altare è un messaggio potentissimo, perché dimostra che anche noi possiamo accogliere Dio. Agli albori del cristianesimo, le donne avevano molto più potere, erano vescove. Poi sono state silenziate da paternalismo e patriarcato degli uomini». La rev. Schmucki aggiunge: «Ogni volta che piego la tovaglia dell’altare, mi vengono in mente le donne che hanno curato e cresciuto Gesù, da Maria con i pannolini fino al sacro sudario di quando venne crocifisso».
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