Sul sito giornalistico Global Times, il cardinale Pietro Parolin fa proseguire il dialogo tra Cina e Santa Sede.
Sul sito giornalistico Global Times, il cardinale Pietro Parolin fa proseguire il dialogo tra Cina e Santa Sede.
Una settimana fa è apparsa sul sito web cinese Global Times, legato all’organo ufficiale del Partito comunista Quotidiano del popolo, un’intervista al cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. L’articolo è corredato da una foto del Papa sorridente e intitolato “Papa Francesco vede la Cina come una grande nazione, dice un cardinale”. Per noi è la normalità, ma in Cina no: è la prima volta che in un giornale compare un pezzo di questo tipo. È un segno degli sviluppi delle relazioni con la Santa Sede, che segue importanti avvenimenti come la partecipazione vaticana all’Esposizione internazionale di orticoltura.
Come riportato da AsiaNews, al card. Parolin viene concesso di parlare anche di alcune problematiche, come l’opposizione al dialogo sino-vaticano. L’intervistatore si riferisce a coloro che sono contrari all’interno della Chiesa, ma il Segretario di Stato allarga il campo dicendo che le critiche «possono sorgere nella chiesa, o in Cina, o da altre parti», riferendosi probabilmente sia all’Ufficio affari religiosi, sia al Fronte unito dei partiti cinesi, che stanno attuando una campagna di controllo su vescovi e luoghi di culto.
Il suo desiderio è di «trovare soluzioni durevoli, che siano accettabili e rispettose di tutti gli interlocutori interessati» rispetto a posizioni piene di pregiudizi e che sembrano voler preservare gli equilibri geopolitici del passato. Il cardinale continua: «Per Papa Francesco – che è molto cosciente di tutto ciò che è accaduto anche nel recente passato – il principale interesse nel dialogo in corso è a livello pastorale: egli sta compiendo un grande atto di fiducia e rispetto per il popolo cinese e la loro cultura pluri-millenaria, con la ben fondata speranza di ricevere una uguale risposta sincera e positiva».
Augurando che la Cina «non abbia paura a entrare in dialogo con il mondo più vasto» e sia capace di «superare la diffidenza e costruire un mondo più sicuro e più prospero», il Segretario di Stato chiede ai leader cinesi la capacità di «riaffermare la loro volontà a non minacciare la natura e la dottrina di ogni religione» e, relativamente alle questioni dell’inculturazione e della sinicizzazione, rivendica il fatto che «i principali attori di questo impegno sono i cattolici cinesi».
Ma messaggi come l’importanza della «centralità della dignità della persona umana, cominciando dal riconoscimento reale dei suoi diritti fondamentali, fra cui vi è il diritto alla libertà religiosa e il bene comune, che è il bene di ognuno e di tutti» non verranno letti dalla quasi totalità del popolo cinese, perché il testo è in inglese e in Cina non girano traduzioni, se non in brevi citazioni opportunamente selezionate.
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