Gli educatori professionali negli oratori servono anche per costruire reti

Il terzo convegno “Professione oratorio” ha trattato l’importanza della connessione tra Chiesa e comunità.

Continua l’attenzione dell’arcidiocesi di Milano al percorso lavorativo degli educatori che svolgono professionalmente la loro attività negli oratori, la cui presenza preparata e aggiornata è sempre più necessaria all’interno delle comunità. Nel terzo convegno Professione oratorio sulla figura dell’educatore retribuito, tenutosi l’11 febbraio 2022 e organizzato da FOM – Fondazione diocesana per gli Oratori Milanesi, si è parlato soprattutto dell’importanza di operare in una rete ecclesiale e sociale, tema fondamentale soprattutto alla luce dei tempi che stiamo vivendo.

«Una comunità cristiana, se vuole abitare il territorio, il quartiere, il paese, lo può fare in maniera efficace e autentica solo se al proprio interno vive una dimensione di legame effettivo. Gli educatori professionali in questo sono una presenza importante, sono degli attivatori», ha detto don Stefano Guidi della FOM. Quindi, come ha rilevato don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, per rispondere ai problemi sociali servono reti comunitarie generative che facciano compenetrare Chiesa e mondo contemporaneo.

Per questo, la formazione degli educatori professionali non può non prescindere dalla capacità di costruire queste reti territoriali in modo fraterno e reciproco. Nell’oratorio, occorre dunque un’attenzione ampia e profonda ai vissuti dei giovani che gli sono affidati, quindi anche alle ferite sociali che potrebbero trovarsi in loro e generare malessere. Don Bignami ha poi indicato quattro figure bibliche su cui riflettere: il samaritano, per il coraggio di abitare e gestire il tempo fino in fondo; il contadino paziente, per la capacità di discernimento dalla quale impara a far lievitare ciò che è buono; la comunità del Risorto, che sa interpretare le domande più profonde della vita anche se celate dietro interrogativi superficiali; la donna pagana, che si lascia convertire dall’altro in un dialogo autentico.

Per far ripartire questo sistema di relazioni, ha spiegato il professore e sociologo Flaviano Zandonai, serve sia ristrutturare le reti già esistenti, ripensando ai ruoli, aumentando gli agenti di sviluppo e magari convertendole in tematiche, sia crearne di nuove, anche lavorando insieme in microprogettualità che permettano di iniziare a mettere il primo mattone di un percorso di condivisione e fiducia. In questa prospettiva, il ruolo degli educatori professionali è quello di tenere la comunità collegata con la vita reale, animandola da dentro e aiutandola a pensarsi insieme in un territorio.