A che punto è il dibattito ecumenico su primato e sinodalità

Un documento del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani offre un’innovativa sintesi su tali questioni.

Offrire una sintesi dei recenti sviluppi ecumenici sui temi del primato del vescovo di Roma e della sinodalità: è questo lo scopo dell’innovativo studio Il Vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut unum sint, pubblicato dal Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Questo documento, approvato da Papa Francesco, nasce dall’invito rivolto a tutti i cristiani da san Giovanni Paolo II a trovare le forme in cui il ministero del vescovo di Roma «possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri» (95), come si legge nella sua enciclica scritta quasi trent’anni fa sulla scia del Concilio Vaticano II.

I dialoghi teologici ecumenici, ufficiali e non, avviati in epoca post-conciliare si sono rivelati un luogo privilegiato per la ricerca di un ministero dell’unità a livello universale. Questo clima è indicativo delle buone relazioni instaurate tra le comunioni cristiane e, soprattutto, tra i loro leader. Tale fraternità va riletta anche in chiave teologica accanto alle differenze dogmatiche del passato, tenendo conto che le preoccupazioni, le enfasi e le conclusioni dei diversi dialoghi variano a seconda delle tradizioni confessionali coinvolte e della profondità del confronto.

Il documento dà quindi spazio alla riflessione ecumenica sul ministero del vescovo di Roma e sulle questioni teologiche fondamentali, individuando i nuovi approcci alle posizioni tradizionalmente contestate. Ad esempio, storicamente i testi petrini sono stati un importante ostacolo tra i cristiani. Sulla base dell’esegesi contemporanea e della ricerca patristica, sono state raggiunte nuove intuizioni e un arricchimento reciproco, sfidando alcune interpretazioni confessionali tradizionali. Un’altra questione controversa è la comprensione cattolica del primato del vescovo di Roma come istituito de iure divino, mentre la maggior parte degli altri cristiani lo intende de iure humano. I chiarimenti ermeneutici hanno contribuito a mettere in una nuova prospettiva questa dicotomia, considerando il primato come parte della volontà di Dio per la Chiesa e mediato attraverso la storia umana.

Lo studio indica poi delle prospettive per un ministero di unità in una Chiesa riconciliata. Infatti, molti dialoghi teologici riconoscono la necessità di un primato a livello universale. Alcuni di essi hanno confermato che alle origini il cristianesimo si è fondato su sedi apostoliche principali che occupavano un ordine specifico, di cui quella di Roma era la prima. Ma questa situazione non va idealizzata, perché, soprattutto nel secondo millennio, ci sono stati sviluppi che non possono essere ignorati. Oggi occorre quindi una reciproca interdipendenza tra primato e sinodalità a ogni livello della Chiesa e la conseguente necessità di un esercizio sinodale del primato.

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