Dal 2009 al 2019 i seminaristi diocesani che vivono nei centoventi seminari maggiori italiani sono diminuiti di circa il 28%.
Dal 2009 al 2019 i seminaristi diocesani che vivono nei centoventi seminari maggiori italiani sono diminuiti di circa il 28%.
I seminaristi diocesani che vivono nei centoventi seminari maggiori d’Italia sono 1.804, con un calo che continua quello che si è registrato negli ultimi cinquant’anni. Secondo le statistiche dell’Annuario pontificio, infatti, dal 1970 al 2019 si è passati da 6.337 a 2.103 persone, pari a una diminuzione di oltre il 60% delle vocazioni. Dal 2009 al 2019 la loro flessione è stata di circa il 28%, con una riduzione che non può essere semplicemente ricondotta all’inverno demografico, in quanto nello stesso periodo il decremento della popolazione maschile italiana di età compresa tra i diciotto e i quaranta anni è stato pari al 18%.
Come riporta l’Agenzia S.I.R., l’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei ha raccolto i dati sui seminaristi diocesani direttamente dagli istituti e li ha elaborati. È emerso che la maggior parte di loro si trova in Lombardia (266, il 15% del totale) e nel Lazio (230, 13%). Se invece si osserva il loro numero in rapporto alla popolazione del territorio, ai primi posti ci sono la Calabria (29 ogni 500.000 abitanti) e la Basilicata (23).
L’età media di coloro che frequentano i seminari maggiori è pari a ventotto anni e tre mesi. Il 43,3% ha un’età compresa tra i ventisei e i trentacinque anni, il 42,2% tra i diciannove e i venticinque, il 13,6% ne ha più di trentasei. Ci sono però differenze territoriali: nel Nord Est vi sono più persone appartenenti alla prima fascia d’età indicata (50%), mentre sono meno nel Sud (39,2%); per quanto riguarda la generazione più giovane, si sale al 47,3% al Sud e si scende al 35,5% al Centro. Il 10% di loro proviene da altre parti del mondo, soprattutto dall’Africa (38,5%) e circa uno su cinque dall’Europa, in particolare da Polonia, Albania, Romania e Croazia.
La maggior parte dei seminaristi ha frequentato le scuole superiori in una struttura statale (87,4%, il rimanente in una struttura paritaria), compiendo sia studi umanistici (28,1%) che scientifici (26,9%) e sia tecnici (23,2%) che professionali (10,8%). La formazione è dunque notevolmente cambiata rispetto a qualche decennio fa, quando la quasi totalità dei candidati al sacerdozio aveva ottenuto la maturità classica. Inoltre, il 45,9% ha frequentato l’università, con indirizzi molto variegati, e il 43,3% ha lavorato.
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