Con la pandemia in Italia è cresciuta la richiesta di beni di prima necessità, ma anche di aiuti economici e sostegno psicologico.
Con la pandemia in Italia è cresciuta la richiesta di beni di prima necessità, ma anche di aiuti economici e sostegno psicologico.
A causa dell’emergenza coronavirus, le persone che si sono rivolte per la prima volta ai servizi delle Caritas diocesane sono raddoppiate nel giro di un mese. In un primo monitoraggio nazionale condotto ad aprile, Caritas Italiana ha rilevato, tramite un questionario destinato ai vari direttori, i dati di 101 Centri su 218, pari al 46% del totale. Questa indagine ha permesso di scoprire come sono cambiati i bisogni e le richieste, come sono mutati gli interventi e le prassi operative sui territori e qual è l’impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori.
Innanzitutto, è cresciuta la richiesta di beni di prima necessità quali cibo e vestiario, pasti a domicilio, mense, empori solidali, ma anche di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Inoltre, sono aumentati il bisogno di ascolto, le domande per il sostegno psicologico, la necessità di semplice compagnia e l’attività di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e per il lavoro.
Conseguentemente ai nuovi bisogni, sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi delle Caritas, che hanno dovuto riorganizzare: forniture di pasti da asporto e consegne a domicilio (a favore di più di 56.500 persone); servizi di ascolto e accompagnamento telefonico (22.700 contatti) o in presenza negli ospedali e nelle Rsa; consegne di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti (per circa 290.000 persone); servizi di supporto psicologico; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; acquisti di farmaci e prodotti sanitari; iniziative di aiuto alle famiglie per lo smart working e la didattica a distanza; interventi a sostegno delle piccole imprese; accompagnamenti all’esperienza del lutto.
Confortante è il coinvolgimento della comunità e l’attivazione solidale, che nel 76,2% delle Caritas monitorate ha riguardato enti sia pubblici che privati, Terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato e singoli. Inoltre, nel 59,4% delle Centri sono aumentati i volontari giovani sotto i 34 anni, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65 rimasti inattivi per motivi precauzionali.
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