L’Italia è sempre meno un Paese per giovani

Secondo il nuovo rapporto dell’Istituto Toniolo “La condizione giovanile in Italia” le questioni da affrontare sono tante.

I giovani italiani, a confronto con i coetanei di altri Paesi europei, rimangono maggiormente in casa dei genitori, intraprendono meno percorsi di formazione avanzata, si trovano inferiormente nei luoghi di lavoro e all’interno dei processi di sviluppo, diventano in misura minore genitori, fisicamente sono sempre meno in Italia per la bassa natalità e i flussi di uscita. Sono questi alcuni dei temi affrontati dal nuovo Rapporto giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, La condizione giovanile in Italia, realizzato in collaborazione con Ipsos e con il supporto del Laboratorio di Statistica applicata dell’Università Cattolica. L’Italia risulta così come uno tra gli stati in Europa ad avere maggiori squilibri generazionali in termini demografici e di peso del debito pubblico, maggiori difficoltà nella transizione scuola-lavoro, maggior rischio di polarizzazione tra quelli che hanno le possibilità di cogliere le nuove opportunità e altri che scivolano verso i margini.

L’indagine, condotta su un campione rappresentativo di persone dai 18 ai 34 anni in Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, tratta anche il rapporto delle nuove generazioni con alcuni argomenti propri di questo tempo. Sulle questioni ambientali, è emerso che c’è molta sensibilità verso i problemi della sostenibilità, considerata prioritaria rispetto alla crescita economica, ma certi comportamenti virtuosi sono difficili da mettere in atto, soprattutto nelle aree altamente urbanizzate. Il 45% degli intervistati dichiara di trovarsi in difficoltà a cambiare pratiche quotidiane e consumi per ridurre l’impatto sull’ambiente. Inoltre, per il 60% di quelli non ancora genitori pesa l’eco-ansia sulla scelta di avere figli. Però, dove le loro scelte sono maggiormente sostenute e sono sviluppate politiche di cittadinanza attiva, l’incertezza diminuisce.

In merito all’intelligenza artificiale, di cui si riconosce l’utilità e le potenzialità, i giovani italiani si distinguono per una minor conoscenza, un minor utilizzo e una minore percezione del rischio. A differenza degli altri Paesi, sembra emergere un approccio fiduciario verso le tecnologie avanzate senza che vi sia una sperimentazione diretta dei limiti e delle potenzialità. Così, il 53% di essi ha usato strumenti di intelligenza artificiale (in particolare Chatgpt), ma in misura inferiore e meno consapevolmente rispetto ai coetanei europei. In generale, in Italia le nuove generazioni percepiscono che c’è attenzione nei loro confronti, ma allo stesso tempo si sentono fuori posto in un sistema che non li rende parte attiva della società, soprattutto rispetto a quei Paesi dove secondo loro i coetanei hanno strumenti più efficaci per le proprie scelte di vita.