La religiosa cilena che ha vinto il premio Zayed per la fratellanza umana

Da 25 anni suor Nelly León Correa della congregazione del Buon Pastore opera a fianco delle carcerate.

È grazie al suo impegno venticinquennale nella difesa della dignità delle donne più vulnerabili che suor Nelly León Correa ha vinto il Premio Zayed per la fratellanza umana, istituito in occasione dell’incontro del 2019 ad Abu Dhabi tra Papa Francesco e il Grande imam di al-Azhar Ahmed al Tayyeb. La religiosa cilena della congregazione del Buon Pastore vive situazioni spesso estremamente difficili per stare a fianco delle detenute nelle prigioni del suo Paese. Come racconta Mondo e Missione, da quasi vent’anni opera presso il centro penitenziario femminile di Santiago, dove è assistente pastorale.

Le carcerate sono tendenzialmente molto povere e vittime di maltrattamenti e abusi, anche in famiglia. Queste condizioni le spingono a compiere reati, in particolare piccoli traffici di droga, dalla quale possono essere dipendenti, o rapine. Tra di loro, molte sono incinta o già madri, soprattutto giovani, con i bambini sotto i due anni che passano i primi anni di vita dietro le sbarre prima di essere affidati, se possibile, a parenti stretti. Il rapporto coi figli è per loro così importante che la religiosa si sforza a organizzare nel centro occasioni di incontro, ad esempio durante le festività come il Natale o la Giornata dei bambini, che siano il più possibile intime, dove i minori non siano traumatizzati dal contesto carcerario.

Suor Nelly ha anche creato la fondazione “Mujer, levántate” (Donna, alzati), che si impegna ad accompagnare le detenute nel loro percorso di reinserimento nella società per non farle tornare in carcere, cosa che altrimenti capita di frequente. Infatti, quando escono di cella le donne non hanno nessuno ad aspettarle. La fondazione, che coinvolge un sacerdote e un’équipe, segue tre programmi educativi principali: dentro al carcere, fuori dal penitenziario e nella casa di accoglienza temporanea per coloro che non possono tornare nelle proprie famiglie a causa di situazioni troppo critiche. Così, il sei percento delle assistite, contro il cinquanta a livello nazionale, non diventano recidive. La religiosa è convinta: «Ho imparato che quando si dà un’opportunità a una donna, dal profondo del cuore, questo può fare una grande differenza nella sua vita».