R.D. del Congo, donne di diverse fedi insieme in una piattaforma per la pace

Nella parte orientale del Paese, martoriata dai gruppi armati, il progetto vuole dare un contributo alla coesione sociale.

La tormentata parte orientale della Repubblica Democratica del Congo deve fare i conti da decenni con l’instabilità causata dalla presenza di centinaia di gruppi armati, sia locali sia di origine straniera. Ci sono quelli appoggiati da nazioni confinanti, altri jihadisti affiliati allo Stato Islamico, altri ancora organizzati su base etnica o secondo una logica di autodifesa. Nelle cinque provincie orientali del Paese – Ituri, Nord Kivu, Sud Kivu, Maniema, Tanganyika – se ne contano almeno duecentosessantasei, che si sostengono grazie ai traffici illegali delle enormi ricchezze di questi territori, tra cui coltan, oro, stagno e legname.

In una situazione fuori controllo come questa, dove lo Stato non garantisce controlli e sicurezza (gli stessi militari congolesi sono accusati di ottenere vantaggi dal mercato nero), le realtà del posto cercano di fare qualcosa per garantirsi un futuro migliore. Nella provincia ecclesiastica di Bukavu, che tocca le regioni del Nord Kivu, Sud Kivu e Maniema, è stata creata una piattaforma interreligiosa di donne con l’obiettivo di dare un contributo alla ricerca della pace e della coesione sociale e di ispirare una forte partecipazione femminile alla creazione di nuove soluzioni alle sfide.

Come riporta l’Agenzia Fides, la decisione è stata presa nel corso di un seminario della Commissione Interdiocesana Giustizia e Pace di Bukavu, organizzato in agosto con la volontà di rafforzare la convivenza e la collaborazione delle donne di diverse confessioni religiose all’interno della provincia ecclesiastica. Le fondatrici intendono incoraggiarle «ad apportare il proprio contributo alla pace in quanto madri, educatrici e guardiane della vita» e invitano le popolazioni locali a «resistere alle manipolazioni che conducono alla violenza al fine di non cadere nella trappola di chi vuole continuare a seminare il caos e sfruttare la Repubblica Democratica del Congo”.