Come riattivare nei giovani la capacità di ricevere la parola di Dio

I ragazzi, bloccati dalla paura dei limiti e da un analfabetismo emotivo, cercano maestri che sappiano testimoniarla, amandoli.

“Le nuove generazioni sono fatte oggetto di sfida da parte di adulti che tali non sono. Così esse perdono il fascino della vita stessa, entrano nell’ansia da prestazione, smarriscono la fiducia nelle proprie possibilità e nel futuro, vengono risucchiate nel vortice del «tutto sotto controllo» senza saper accettare le sfide della vita quando queste si presentano; si ritrovano incapaci di muoversi in quella incertezza di fondo che caratterizza ogni scelta e che chiama in causa la fede, il sapersi affidare.”

Sul Messaggero Cappuccino, Michele Papi, frate che opera in una casa per giovani nel modenese, parla della sua esperienza con i ragazzi, che purtroppo nella maggioranza dei casi non possiedono più lo slancio coraggioso verso il futuro per inseguire un sogno, da sempre tratto costitutivo di questa età di passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Bloccati nelle loro scelte da una folle paura dei limiti che costellano ogni vita, rinchiusi in un analfabetismo spirituale ed emotivo, spinti dai loro genitori ed educatori verso la ricerca di un perfezionismo impossibile, essi sono spesso in balia di maestri malati di giovanilismo che, invece di fare espandere la propria personalità, li costringono a misurarsi con loro in un confronto impari.

In questo contesto, trasmettere ai giovani gli insegnamenti del Vangelo è arduo. Non si può pensare di leggerglielo o farlo leggere, soprattutto se si pensa alle difficoltà che oggi essi hanno con i testi scritti. In questo caso, l’analfabetismo funzionale potrebbe declinarsi nell’incapacità di trovare una corrispondenza tra un brano evangelico e la propria vita. Papi allora si domanda: «se prendiamo come postulato il fatto che il Vangelo non può perdere il suo fascino intrinseco che gli deriva dalla potenza dello Spirito Santo, dal fatto di contenere proprio le risposte giuste alle domande esistenziali […], come possiamo riattivare nei giovani i canali ricettivi?».

“L’unica strada forse percorribile resta quella esistenziale, cioè la testimonianza della vita di persone che, conquistate da quella buona notizia, si spendono costantemente per metterla in pratica, per costruire il Regno di Dio sulla terra. Non era forse così agli albori della nostra fede? Non è stato il fascino della martyria di persone […] a portare giudei e pagani di ogni provenienza e condizione sociale all’incontro con Cristo? Probabilmente non ci rimane che annunciare ai giovani del nostro tempo l’amore di Dio amandoli veramente, di un amore forte come quello che ci ricorda don Milani nella sua lettera-testamento ai suoi figli adottivi: «Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi, […] ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che Lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto».”

I giovani, anche se inconsapevolmente, cercano ancora questo amore. Lo si vede quando gli adulti si dimostrano disposti a prendersi cura di loro così come sono, senza giudizi o secondi fini. Questi maestri sono riconciliati con l’adultità, non sottomessi alla pretesa di restare eternamente giovani o impegnati a rendere inoffensivo chi giovane lo è veramente. Sono esistenze donate come quella di Gesù.

“Questa responsabilità deve pesare sugli uomini di Chiesa, troppo spesso percepiti come portatori di inconfessabili egoismi e invidie, dediti a lotte ipocrite, simulacri di un dio minaccioso che ti tarpa le ali con assurdi divieti. L’aver lasciato passare questo messaggio diabolico è uno dei grandi scandali della nostra Chiesa, così come il tollerare ancora chi usa la morale come un’arma contro chi fa problema, anziché irradiare la bellezza di una vita orientata a Cristo. Gesù non perde mai il suo fascino, egli è il Creatore che assume la condizione di creatura per mostrare ai figli amati di Dio la loro vera dignità e per indicare la strada dell’amore come unica via alla felicità.”