Nella Chiesa cattolica esistono tante tradizioni diverse per la celebrazione della messa, tutte riconosciute dal Vaticano.
Nella Chiesa cattolica esistono tante tradizioni diverse per la celebrazione della messa, tutte riconosciute dal Vaticano.
Ad oggi, nella Chiesa cattolica esistono ventitré riti diversi per la celebrazione della messa, tutti riconosciuti dalla Santa Sede. Essi sono divisi a seconda della storica area geografica di provenienza: latina, costantinopolitana o bizantina, alessandrina, siriaca occidentale o antiochena, siriaca orientale o caldea, armena. Una riflessione su questa situazione è stata pubblicata su Vino Nuovo da Gilberto Borghi, che racconta come nel giro di poche settimane abbia partecipato a liturgie condotte con riti diversi da quello romano.
In provincia di Cosenza, una messa è stata celebrata con quello bizantino-greco, concesso alla comunità del luogo nel 1919 per una serie di motivazioni storiche che hanno portato al riconoscimento dell’eparchia di Lungro. Nella diocesi di Milano, un matrimonio in rito ambrosiano ha mostrato come questo fosse più sobrio e razionale dell’altro, il quale è invece apparso all’autore maggiormente emozionale e simbolico. Se ben celebrati, sono comunque capaci il primo di veicolare importanti concetti di fede, il secondo di coinvolgere nel significato autentico della messa.
In generale, l’esistente multiforme ritualità deriva da tradizioni celebrative diverse, nate da comunità che vi hanno riversato la propria sensibilità e il proprio accento sacrale. Tutte sono sorte in determinate situazioni storico-geografiche e hanno avuto la loro genesi prima dell’anno Mille, ma come mai, si legge nell’articolo, le Chiese di nuova nascita sorte con le scoperte geografiche dal XV secolo in poi non hanno avuto la possibilità di sviluppare riti peculiari? Infatti, i missionari hanno trasmesso praticamente sempre quello romano.
La questione è come mai nel primo millennio di diffusione del cristianesimo sia stato permesso un proliferare di tradizioni rituali che hanno arricchito con le loro forme espressive la cattolicità della fede in Cristo, mentre a un certo punto della storia questa creatività è stata dimenticata a favore di un’omogeneità celebrativa imposta. Ad esempio, in Sud America sarebbero potuti sorgere nuovi riti espressione della sensibilità delle popolazioni locali. Invece, lo stile di evangelizzazione post-tridentino pare avere reso ciò impossibile.
Oggi, continua l’autore, soprattutto in Europa e nell’area di rito romano c’è chi chiede una revisione della forma celebrativa della messa, per renderla più coinvolgente, legata alla vita reale e capace di lasciare un segno. Ma, allo stesso tempo, c’è chi oppone una resistenza al cambiamento quasi sempre basata sulla necessità di mantenere lo status quo romano. Però, perché il processo di creazione delle tradizioni deve essere considerato chiuso, quando è stato vivo per secoli? Credendo nell’Incarnazione continua, ogni popolo dovrebbe poter esprimere la fede secondo la propria cultura e il proprio sentimento, altrimenti oggi non ci sarebbero ventitré riti ammessi.
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