Sacerdoti, attenzione al trattamento integrativo

Da questo mese il bonus fiscale compare sul cedolino in una nuova forma e ciò permette di verificarne la correttezza.

Da questo mese, il trattamento integrativo sulle retribuzioni volto a ridurre la pressione fiscale sul lavoro, esteso ai redditi assimilati tra i quali sono compresi quelli dei sacerdoti e già riconosciuto l’anno scorso, compare sul cedolino dei preti in una nuova forma. In tal modo, l’istituto diocesano per il sostentamento del clero, il sostituto d’imposta che ha il compito di provvedere ad attribuirlo, può identificare e verificare su quali posizioni si sta riconoscendo questo bonus e prevenire eventuali recuperi in sede di dichiarazione dei redditi, come riporta Avvenire.

In generale, la norma del 2020 ora applicata col cosiddetto “bonus cento euro” prevede che, qualora l’imposta Irpef sulla retribuzione sia di importo superiore al valore della detrazione per lavoro dipendente, al contribuente spetti una somma integrativa. Questa aggiunta di 1.200 euro su base annua, che inizialmente era riconosciuta entro un reddito totale di 28.000 euro, ora è attribuita fino a 15.000 euro. Dunque, se nella sua dichiarazione dei redditi il sacerdote deve inserire altri importi che facciano superare questa soglia complessiva, il trattamento integrativo va restituito. Con la sua messa in evidenza nel cedolino, ora si è nelle condizioni di chiedere l’eventuale revoca del beneficio.

Comunque, l’Istituto centrale il sostentamento del clero ha precisato che il trattamento è riconosciuto anche se il reddito complessivo è superiore a 15.000 ma non a 28.000 euro, a condizione che il totale delle detrazioni spettanti a qualsiasi titolo sia superiore all’imposta Irpef lorda. In questi casi l’integrazione, che non può comunque superare i 1.200 euro annui, va calcolata come differenza tra la somma delle detrazioni spettanti e l’Irpef lorda.