Il Sahel, una terra senza pace

Nel 2020 Niger, Mali e Burkina Faso sono stati afflitti da una catastrofe umanitaria con milioni di sfollati e affamati.

Lo scorso anno, tre paesi del Sahel – Niger, Mali e Burkina Faso – sono stati afflitti da una vera e propria catastrofe umanitaria. Più di un milione e quattrocentomila persone risultano sfollate interne, tre milioni e settecentomila abitanti sono in una situazione di insicurezza alimentare, cinque milioni e quattrocentomila bambini (di cui almeno novecentomila in fuga) hanno bisogni di aiuti umanitari. Lo rivela il dossier Terra senza pace. La crisi nel Sahel centrale tra estremismi, variabilità climatiche, contesa della terra della Caritas, nel quale si afferma che questo dramma è destinato a durare ancora a lungo.

Questa del 2020 è stata tra le crisi di sfollati a più rapido tasso di espansione al mondo e ha portato anche a circa centosettantamila rifugiati e alla chiusura di tremilaseicento scuole e duecentoquarantuno centri di salute. La catastrofe si è aggravata rapidamente negli ultimi mesi, ma le suo radici affondano in fenomeni duraturi di disgregazione sociale. Infatti, da tempo le Conferenze Episcopali di Burkina-Niger, Mali, Costa d’Avorio e Ghana sottolineano la complessità e la gravità della situazione:

«La crisi […] si manifesta attraverso violazioni quotidiane dei diritti umani fondamentali: violazione del diritto alla vita caratterizzata da massacri di popolazioni, violazione del diritto alla libertà religiosa con conseguenti attacchi ai luoghi di culto, attacchi mirati a […] leader religiosi o membri di specifiche confessioni religiose, violazione del diritto all’istruzione per tutti con conseguente chiusura di scuole, violazione del diritto di proprietà caratterizzato da esproprio forzato, violazione del diritto di vivere in un ambiente sicuro e tranquillo […] alimentata da […] povertà e ignoranza delle popolazioni, malgoverno, corruzione, radicalizzazione e intolleranza religiosa, traffico di armi e narcotici, predazione delle risorse naturali da parte di attori sia interni che esterni, privati o statali.»

In questa parte dell’Africa governata da istituzioni fragili, la profonda corrosione della coesione sociale e il logoramento della solidarietà sono dovuti a una crisi ambientale che si è mutata in alimentare, per poi farsi sociale, economica, etnico-religiosa e, infine, umanitaria. Le dinamiche conflittuali hanno spesso origine dalla richiesta della risorsa più essenziale per la sopravvivenza: la terra. Al centro di interessi vitali che contrappongono agricoltori e pastori, essa li condanna a una lotta perpetua, che contribuisce a diffondere miseria.

Leggi qui il dossier di Caritas Terra senza pace