In Libano, il monaco maronita vissuto nell’Ottocento è oggi importante, oltre che per i miracoli, per arrivare a fedeli di diverse religioni.
In Libano, il monaco maronita vissuto nell’Ottocento è oggi importante, oltre che per i miracoli, per arrivare a fedeli di diverse religioni.
Ad Annaya, in Libano, Charbel Makhluf (1828-1898) condusse la propria vita, dopo gli studi ed essere entrato nell’ordine maronita, prima nel monastero di San Marone, poi in un eremo. Numerosi prodigi e miracoli furono attribuiti alla sua intercessione e per questo, dopo la morte, fu fatto santo. La cosa particolare, legata alla sua santità, è che questi miracoli hanno coinvolto anche persone di fede musulmana, diffondendone la fama tra i fedeli islamici. Così, in un pellegrinaggio interreligioso, le genti vengono a pregare nella cittadina libanese, dove il santo è sepolto.
Come raccontato da ACI Stampa, Charbel, nome scelto da novizio (quello di battesimo è Youssef Antoun) in onore di un martire antiocheno e che significa “storia di Dio”, digiunava, vegliava, rimaneva ore in adorazione, diceva messa e usciva dal monastero, solo su ordine dei superiori, per visitare i malati o amministrare i sacramenti, facendosi conoscere nella zona. Gli ultimi ventiquattro anni, invece, li passò da eremita, dedicandosi alla contemplazione.
Fu dopo la sua morte che iniziarono i prodigi. Dalla fossa in cui era sepolto, di notte si alzava una luce e i medici, per timore che il corpo fosse rubato, lo trasferirono all’interno del monastero. Il corpo di san Charbel era rimasto incorrotto. Nel 1950, durante l’Anno Santo, la bara fu riaperta per permettere a una commissione di medici di esaminarlo. Nell’occasione, arrivarono pellegrini da tutto il mondo, non solo cristiani. Il monsignore dell’epoca raccontò che diversi musulmani, a seguito di guarigioni fisiche, si convertirono.
È del 1993 il miracolo più famoso attribuito all’intercessione del santo libanese. Una donna, colpita da una grave paralisi, fu cosparsa da uno dei suoi figli con l’olio benedetto ad Annaya. La notte seguente, in sogno le comparvero san Charbel e san Marone, che, lasciandole due ferite sul collo, la guarirono. San Charbel, in un nuovo sogno, le disse: «Ti ho ferito, con la potenza di Dio, affinché gli altri ti vedano, perché molti si sono allontanati da Dio, dalla preghiera e dalla Chiesa. Le tue ferite sanguineranno il primo venerdì e il 22 di ogni mese. Ti chiedo di visitare l’eremo il 22 di ogni mese e di partecipare alla messa per tutta la vita».
Da allora, quel giorno diventò un evento e ogni mese migliaia di pellegrini si recarono al monastero per constatare la predizione. In questi tempi in cui il dissidio tra cristianesimo e islam è forte, la forza del santo, oltre che nei miracoli e nelle conversioni, è quella di arrivare allo stesso modo a fedeli di diverse religioni.
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