Santa Teresa di Lisieux nel 150° dalla nascita e 100° dalla beatificazione: Teresa e la Parola di Dio.
Santa Teresa di Lisieux nel 150° dalla nascita e 100° dalla beatificazione: Teresa e la Parola di Dio.
1. Introduzione
Rileggere la piccola Teresa alla luce di un tema così poco esplorato quale quello del suo rapporto con la Parola di Dio è stato molto interessante. Tutta la spiritualità di questa santa è stata profondamente ispirata dalla Parola di Dio: non c’è lettera, poesia o manoscritto che non contenga consigli e suggerimenti fondati su passi biblici. Per dimostrare la serietà e la passione con cui la Piccola Teresa si accosta alla Parola di Dio basterebbe citare due testi introduttivi di cui il primo composto per la sorella Celina il 21 ottobre del 1895. In questo piccolo poema intitolato Gesù mio Amato ricorda, suor Teresa di Gesù Bambino sviluppa una meditazione sulla vita di Gesù a partire dai racconti evangelici e canta questi versi: «Nei celesti affari sagace rendimi, dammi i segreti ascosi nel Vangelo. Ah, questo Libro d’oro è il mio più gran tesoro, ricarda!» (P 24,12) .
In un altro poemetto dal titolo Perché t’amo Maria, composto poco tempo prima di morire nel maggio 1897, su richiesta della sorella suor Maria del Sacro Cuore, Teresa rilegge tutti i testi del Vangelo in cui la Vergine Maria è presente e scopre una Madre vicinissima a noi nella sua piccolezza e povertà: «Meditando la tua vita nel Santo Vangelo oso guardarti e avvicinarmi a te. Credermi tua figlia non mi è difficile perché ti vedo mortale e sofferente come me» (P 54,2).
2. Le fonti bibliche di cui la piccola Teresa disponeva
Quando ci si accosta agli scritti di questa piccola grande santa, si rimane stupiti per la sua grande familiarità con la Sacra Scrittura e per l’abbondanza di riferimenti biblici. Infatti si trovano circa quattrocento citazioni dell’Antico Testamento e non meno di seicentocinquanta citazioni del Nuovo testamento, abbondanti e significative interpretazioni e sapienti commenti. Eppure, Teresa non solo era priva di istruzione biblica e di studi teologici, ma non disponeva neanche di una Bibbia integrale, poiché all’epoca, per chi era sprovvisto di strumenti adeguati, la lettura dei testi biblici – soprattutto quelli dell’Antico Testamento – era considerata sconveniente e non esente dal rischio di una scorretta interpretazione.
Nonostante ciò, la Sacra Scrittura ha un ruolo centrale nella vita di Teresa, tanto da permeare e illuminare il suo quotidiano attraverso una lettura spontanea e libera dei testi che aveva a disposizione. Al Carmelo disponeva del breviario, dei messalini e delle Lettere di san Paolo. Inoltre la sua passione e la sua creatività la portano a realizzare una sorta di Bibbia personalizzata, utilizzando le pagine dei Vangeli prese da un testo a sua disposizione, Il manuale del cristiano, e facendole rilegare in un libretto tascabile da portare sempre con sé dal lato del cuore. Nella Lettera 193 al padre Roulland, suo fratello missionario scriveva: «Il Libro dei Vangeli non mi lascia mai».
La Parola di Dio ascoltata e letta con fede, ruminata e meditata ogni giorno non solo le apre nuovi orizzonti e strade nuove, come vedremo nel caso della “piccola via”, ma determina anche le sue scelte e le azioni quotidiane. Nella parola di Dio Teresa rilegge la sua storia personale, per parlare della propria vocazione cita i Salmi 22/23; 88/89 (cf. Ms A 1-3v) e fa riferimento alle parole del Vangelo secondo Mc 3.13: «Aprendo il Santo Vangelo, il mio sguardo è caduto su queste parole: “Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che volle ed essi andarono da lui”. Ecco il mistero della mia vocazione, della mia vita intera. Egli non chiama a sé quelli che ne sono degni, ma quelli che vuole». Ma cosa significa per la piccola Teresa mettersi in ascolto della Parola? La risposta la dà lei stessa in una lettera a suor Genoveffa (L 165) quando le scrive: «Custodire la Parola di Gesù è l’unica condizione della nostra felicità […] e questa Parola è Lui stesso». Per lei dunque meditare il Vangelo è incontrare Gesù, il Maestro che le parla, le indica la direzione da prendere, la orienta nelle situazioni concrete del qui e ora.
3. Teresa maestra di un metodo di lettura della Sacra Scrittura
Ma seppur priva di strumenti, guidata sempre dallo Spirito di Fede, Teresa si accosta alla Parola di Dio con grande scrupolosità tanto da sviluppare un metodo che non è frutto di improvvisazione, ma di una perseverante frequentazione dei testi. Teresa legge e rilegge un testo fino a quando la sua attenzione non viene catturata da una parola particolare o da una frase, poi comincia a ruminarla, talvolta la ripete durante il giorno, la assimila in attesa di una luce. È una lettura gratuita da cui non sempre riceve luci: spesso, infatti, Teresa si trova a vivere momenti di grande aridità in cui «Anche il vasto campo della Scrittura sembra un deserto arido e senz’acqua» (L 165), come confida alla sorella Celina. Eppure questo non la scoraggia: anche nelle difficoltà la Scrittura rimane il pilastro su cui appoggiarsi. Alla sorella Celina scrive: «Molti servono Gesù quando Egli li consola, ma pochi acconsentono di tenere compagnia a Gesù che dorme sui flutti o mentre soffre nell’orto dell’agonia. Chi dunque vorrà servire Gesù per Lui stesso? Saremo noi!” (L 165).
a) Teresa e i testi biblici dell’Antico Testamento
Tra le letture bibliche più significative Teresa dà particolare attenzione ai Salmi, citandone 54 e alcuni più volte; ma anche ai Libri sapienziali tra i quali dedica maggiore attenzione alla meditazione del Cantico dei cantici di cui riporta 32 citazioni; al Libro di Giobbe e al Qoelet, a cui si ispira per nutrire la propria meditazione sulla precarietà della vita presente; ancora giovane postulante scrive con chiarezza al papà: «Vanità della vita che passa, più vado avanti, più trovo che tutto è vanità sulla terra» (L 58). Questo concetto la accompagnerà fino alla fine della vita e lo riprenderà anche negli ultimi colloqui con la madre Agnese la quale appunta nel QG 22.6 queste parole di Teresina: «O mia piccola madre, sento che è vero! Sì, tutto al di fuori del buon Dio, tutto è vanità».
Un altro testo a lei molto caro è il quarto carme del Servo del Signore (Is 52-53), citato da lei circa sei volte (cf. L 116;117;140;144). Nel volto del servo sofferente Teresa scorge la passione e morte di Gesù e sviluppa la sua devozione al Volto Santo consacrandosi ad esso, tanto da assumerlo come suo secondo nome al Carmelo. La meditazione de Volto Santo la ispira a rimanere ogni giorno nascosta agli occhi degli altri, nella Lettera 137 alla sorella Celina scrive: «Lui il Re dei re, si è talmente umiliato che il suo volto era nascosto e nessuno lo riconosceva. Anche io voglio nascondere il mio viso, voglio che solo il mio diletto possa vederlo, che sia Lui solo a contare le mie lacrime».
b) Teresa e i Vangeli
La piccola Teresa anticipa e concretizza in modo semplice l’invito della costituzione dogmatica Dei Verbum ai nn. 17-18 dove si afferma che tra tutte le Scritture i Vangeli possiedono una superiorità meritata. Infatti è soprattutto il Vangelo che la intrattiene durante le orazioni ed è in esso che trova ciò che è necessario alla sua piccola anima. Basti notare che nei suoi scritti troviamo circa settanta citazioni del vangelo secondo Matteo, 11 citazioni di Marco; 64 di Luca e 61 di Giovanni. Durante la sua permanenza nell’infermeria del Monastero, in una conversazione con la madre Agnese afferma: «Per me non trovo più niente nei libri, se non nel vangelo. Questo Libro mi basta. Ascolto con delizia questa Parola di Gesù che mi dice tutto ciò che devo fare: “Imparate da me che sono dolce e umile di cuore”, allora ho la pace secondo la sua dolce promessa». Teresa, inoltre, sembra essere attirata più dalla lettura delle parabole che da quella dei miracoli; cita poco la Resurrezione in quanto per lei Gesù è il Vivente, eppure mostra notevoli capacità esegetiche in quanto tenta con la sua abituale arditezza una concordanza dei racconti pasquali, componendo lei stessa una piccola sinossi.
Significativo a tal proposito mi sembra una sua confidenza alla Madre Agnese: «È solo in cielo che vedremo la verità riguardo a ogni cosa. Sulla terra è impossibile. E’ così, anche per la Sacra Scrittura, non è triste vedere tante differenze di traduzione? Se fossi stata sacerdote avrei imparato l’ebraico e il greco, non mi sarei accontentata del latino, così avrei conosciuto il vero testo dettato, ispirato dallo Spirito Santo» (QG 4 Agosto 1897,11.5). Le letture di Teresa stupiscono non solo per la loro attualizzazione, ma anche per la vicinanza ai test. Basterebbe leggere il commento che fa a Mt 5,44 sull’amore ai nemici, che troviamo in Ms C 15v.: «Certo al Carmelo non si incontrano nemici, ma in fondo ci sono delle simpatie, ci si sente attirati da una sorella piuttosto che da un’altra, che invece ti spingerebbe a fare un lungo giro pur di evitare di incontrarla […] ebbene questa sorella bisogna amarla».
c) Come Teresa di Gesù Bambino legge san Paolo
Anche delle lettere di san Paolo la piccola Teresa fa una lettura sapiente. È in 1Cor 12-13 che trova la chiave della sua missione personale e ci offre un insegnamento che ella stessa espone nel Ms B indirizzato a suor Maria del Sacro Cuore. In quei capitoli della lettera di san Paolo ella coglie con precisione e in modo originale il pensiero dell’apostolo facendovi una osservazione geniale: «Capii che solo l’amore faceva agire le membra della Chiesa […] che l’amore racchiudeva tutte le vocazioni, che l’amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi […] l’amore mi diede la chiave della mia vocazione». Nel leggere queste parole sembrerebbe che Teresa attraversi un periodo particolarmente felice e sereno, mentre invece soffre una grande aridità spirituale e fisicamente è molto provata dalle prime emottisi. Ciononostante mantiene la stessa fiducia in Gesù, tanta dolcezza verso le consorelle e un grande ardore missionario.
4. Intuizioni esegetiche della piccola Teresa e la “piccola via”
Prima di vedere in cosa ci è maestra questa santa, è importante condividere qualcosa sui fondamenti biblici della “piccola via” che ci ha lasciato. Ci si aspetterebbe una citazione di Mt 18.3 («se non diventerete come bambini…»), invece Teresa cita Pro 9,4 («Chi è inesperto [piccolo] venga qui») e poi Sap 6,7; Is 40,11; Is 66,12-13. Da questi testi Teresa trae i tre punti cardine della sua “piccola via”:
– la coscienza della propria inadeguatezza e piccolezza a raggiungere Gesù con le proprie forze;
– la fiducia e l’abbandono in Dio sempre e nonostante tutto;
– la cooperazione generosa dell’anima.
Alcuni di questi punti sono espressi nel Ms C con queste parole rivolte alla madre Maria di Gonzaga: «Ho sempre desiderato essere Santa… mi sono detta che il buon Dio non potrebbe ispirare desideri irrealizzabili, quindi nonostante la mia piccolezza posso aspirare alla santità. Farmi diversa da quella che sono, farmi grande è impossibile… voglio cercare il modo di andare in cielo per una piccola via, tutta nuova… sono troppo piccola per salire la dura scala dell’imperfezione, allora ho cercato nei libri santi l’indicazione e ho letto queste parole uscite dalla Sapienza Eterna: “Se qualcuno è molto piccolo venga a me”… Non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre più». E ancora aggiunge più avanti: «Pur non avendo il godimento della fede, mi sforzo almeno di compierne le opere».
E la cooperazione generosa della piccola Teresa si concretizza mettendo in pratica il comandamento dell’amore di Gv13,34-35 che lei stessa commenta così: «Meditando queste parole ho capito come era imperfetto il mio amore per le mie sorelle, non le amavo come il buon Dio. Ora capisco che la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti altrui, non stupirsi assolutamente delle loro debolezze, edificarsi dei minimi atti di virtù che si vedono praticare; ma soprattutto ho capito che la carità non deve restare chiusa in fondo al cuore… deve rallegrare, illuminare, non solo quelli che mi sono più cari, ma tutti coloro che sono nella casa, nessuno eccettuato… e quando il demonio cerca di mettermi davanti i difetti di questa o quell’altra sorella che mi è meno simpatica, mi affretto a cercare le sue virtù e i suoi buoni desideri».
5. Per concludere
Propongo con alcune considerazioni che possono essere utili nel nostro quotidiano e nel nostro cammino di cristiani. Oggi tutti disponiamo di Bibbie integrali, ampiamente annotate, e abbiamo la possibilità di consultare commenti esegetici e spirituali anche su internet, per cui non abbiamo più scuse. Teresa con la sua lettura attenta, appassionata, costante, ci insegna e ci sprona a vivere le parole di Papa Francesco in Gaudete et exsultate nn. 150-156 quando afferma che «Per ogni discepolo è indispensabile stare con il maestro, ascoltarlo, imparare da lui, imparare sempre […] La lettura orante della Parola di Dio ci permette di rimanere in ascolto del Maestro per essere Luce sul nostro cammino».
Che anche per noi la Parola di Dio possa diventare o continuare a essere cibo quotidiano che nutre il nostro pensiero, permette l’incontro con Gesù Maestro, orienta le nostre scelte, determina le nostre azioni e le nostre relazioni, allora anche noi, come la piccola Teresa, potremo fare esperienza del Regno di Dio e dire con lei: «Gesù non ha affatto bisogno di libri né di dottori per istruire le anime. Egli insegna senza rumore di parole, mai l’ho udito parlare, ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida, mi ispira quello che devo dire o fare» (Ms A 83v.).
Maria Teresa Murgano
Mercoledì della spiritualità 2023 della Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto
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