Secondo l’indagine “La qualità della scuola cattolica”, senza effettiva parità con le altre scuole si deve prendere atto di uno squilibrio indesiderato.
Secondo l’indagine “La qualità della scuola cattolica”, senza effettiva parità con le altre scuole si deve prendere atto di uno squilibrio indesiderato.
«Emerge […] con evidenza un livello socio-economico-culturale generalmente più elevato tra gli alunni di scuola cattolica rispetto al resto di coloro che frequentano le scuole italiane. Ciò apre un discorso complesso sull’evoluzione che hanno subito le scuole cattoliche, selezionando nel tempo i propri alunni su base economica, a causa delle rette che le famiglie con minori disponibilità non possono permettersi: un’evoluzione decisamente contraria al carisma originario di tante scuole cattoliche nate per mettersi al servizio dei più poveri.»
Questa analisi è contenuta nel terzo monitoraggio “La qualità della scuola cattolica”, realizzato dal Centro Studi per la Scuola Cattolica dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI e pubblicato all’inizio di quest’anno. In questa edizione, l’indagine, a cadenza triennale, si è avvalsa dei dati raccolti dal Sistema Nazionale di Valutazione tramite i test INVALSI, che richiedono anche la compilazione da parte degli istituti scolastici dei Rapporti di Auto Valutazione (i RAV non sono obbligatori per le scuole cattoliche, che però hanno risposto costituendo un campione rappresentativo). Le scuole dell’infanzia, che sostituiscono quasi i tre quarti dell’universo delle scuole cattoliche, non sono state comprese in questa rilevazione.
I dati si riferiscono all’anno scolastico 2016-17, ma quelli del 2017-18 confermano l’andamento e, anzi, in alcuni casi aumento questo tipo di divario tra scuole cattoliche e altre tipologie di scuola. I risultati superiori alla media nazionale in ogni tipo di prova da parte delle scuole cattoliche non si possono attribuire unicamente alla loro qualità. Essi sono legati a due importanti fattori. Innanzitutto, il livello socio-economico-culturale della famiglia dell’alunno è generalmente più elevato e dovuto al superiore grado di istruzione dei genitori, al prestigio della loro professione e ai beni strumentali presenti in casa (come libri e spazi per studiare). Poi, c’è da tenere conto che, tra le scuole secondarie di II grado, le scuole cattoliche contano una stragrande maggioranza di licei, dove i risultati di apprendimento sono in genere superiori rispetto agli istituti tecnici e professionali.
Il monitoraggio mette poi in evidenza molteplici aspetti, come l’effettiva parità nell’offerta formativa, che si manifesta attraverso pratiche didattiche che in gran parte rispecchiano quelle statali (per esempio nell’alternanza scuola-lavoro), e un’attenzione maggiore alla cura della relazione educativa e alla progettazione unitaria (per esempio nelle attività di recupero e potenziamento). Inoltre, le scuole cattoliche sono in grado di assicurare una continuità didattica – ovvero la permanenza nel tempo dei propri insegnanti – maggiore di quanto ci si potrebbe aspettare per la concorrenza delle migliori condizioni economico-giuridiche offerte dalla scuola statale. I problemi disciplinari si registrano in misura nettamente inferiore nelle scuole cattoliche, ma si deve anche tener conto delle loro dimensioni ridotte, un valore aggiunto per la qualità delle relazioni. Anche la partecipazione dei genitori alla vita scolastica è superiore, soprattutto nel secondo ciclo, quando l’età dei figli suggerisce ai genitori di lasciare loro una maggiore autonomia, che spesso però si risolve in un abbandono. Il rapporto si conclude così:
«A prescindere dai risultati di questo monitoraggio, la qualità delle scuole cattoliche trova comunque un potente indicatore nella scelta di cui continuano ad essere oggetto nonostante le penalizzanti condizioni economiche. Se vi fossero condizioni di effettiva parità e fosse dunque possibile annullare o ridurre il divario delle condizioni socio-economico-culturali delle famiglie di origine degli alunni, sarebbe possibile misurare con maggior precisione il contributo che la scuola riesce a dare al successo scolastico dei suoi alunni. Nelle condizioni attuali si deve solo prendere atto di uno squilibrio indesiderato.»
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Luca Frildini
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