Se ora si brucia il legno verde, cosa accadrà quando sarà bruciato il legno secco?

Le forti e severe parole di Gesù sulla Passione che ha dovuto subire e il futuro giudizio sui veri colpevoli.

Nella narrazione della Passione di Cristo, l’evangelista Luca segnala – unico a farlo – la presenza di una sorta di confraternita femminile tra la folla presente lungo la via che conduce Gesù al Calvario. Essa era votata all’assistenza dei condannati a morte, ai quali offrivano bevande anestetiche. Su Famiglia cristiana, il cardinal Gianfranco Ravasi isola tre dichiarazioni di Cristo, forti e severe, che comunicano il Suo messaggio: più che compatire Lui, ci si dovrebbe preoccupare di sé stessi e del proprio popolo.

“Inizia […] con questo primo monito: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli!» (23,28). E subito dopo calca la sua affermazione con una serie di frasi cariche di simboli e di colori apocalittici. La prima contiene una sorta di profezia: «Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato!» (23,29).”

Le donne sterili sono addirittura fortunate, perché non avranno figli che moriranno tra le proprie braccia. A un tempo di grande sventura era destinata Gerusalemme e la storia umana, prima dell’avvento della luce della redenzione e della salvezza. Gesù aveva già detto: «In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano perché vi sarà grande calamità nel paese e ora contro questo popolo» (Luca 21,23). E le Lamentazioni bibliche cantavano: «La lingua del lattante si era attaccata al palato per la sete; i bambini chiedevano il pane e non c’era chi lo spezzasse loro» (4,4).

“La seconda frase, sempre cupa, che Gesù indirizza a quelle donne è, invece, una citazione del profeta Osea (10,8): «Allora cominceranno a dire ai monti: cadete su di noi! E alle colline: copriteci!» (23,30). È l’esclamazione potente di chi, trovandosi in una sventura insopportabile, implora la morte attraverso una catastrofe naturale.”

Cristo vuole scuotere Israele affinché tema il giudizio finale di Dio. Poi, ricollegandosi al libro del profeta Ezechiele, evoca il parallelismo tra giusti e peccatori con l’albero verde e quello secco.

“Giungiamo, così, alla terza e ultima dichiarazione di Cristo, che mette in relazione tra loro il legno verde e quello stagionato e arido: «Se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?» (23,31). […] Se ora si brucia il legno verde, cioè intatto e vivo, simbolo di Gesù il giusto, cosa accadrà quando saranno sottoposti al giudizio i veri colpevoli, ossia il legno secco? Gesù, perciò, invita a considerare la vera tragedia, che è quella del giudizio divino su chi lo sta ora uccidendo, e quindi la condanna di Dio nei confronti del male, della violenza e dell’ingiustizia.”