In tutta Italia il calo delle vocazioni e l’età media che si alza obbligano gli ordini religiosi a ripensarsi.
In tutta Italia il calo delle vocazioni e l’età media che si alza obbligano gli ordini religiosi a ripensarsi.
I piccoli paesi rimangono senza preti e i seminari si stanno svuotando. Molte comunità cattoliche del nostro Paese devono dunque ripensarsi per sopravvivere e le istituzioni ecclesiastiche hanno il compito di accompagnare questa transizione dal punto di vista pastorale e normativo. Ma anche le comunità religiose non se la passano bene. È notizia di pochi giorni fa che lo storico convento francescano di Sant’Angelo di Milano chiuderà a causa della mancanza di nuove vocazioni. Negli ultimi sei anni, nel territorio della provincia di Sant’Antonio dei frati minori, corrispondente alla gran parte dell’Italia settentrionale, le porte di diciassette conventi sono state serrate. La chiesa di Sant’Angelo continuerà a essere aperta e a ospitare celebrazioni ed eventi, ma i sei religiosi saranno inviati a prestare servizio in altre comunità del Nord Italia.
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Nel comunicato diffuso dalla provincia francescana si legge che «L’obiettivo di questa, come di altre chiusure, è garantire un servizio omogeneo in tutte le regioni dove l’Ordine è presente, per non impoverire eccessivamente alcune aree più marginali e per non avere presenze doppie o comunque molto prossime nei medesimi centri urbani». Anche per le suore le difficoltà legate a numeri sempre più scarsi, età medie che si alzano, gestioni complesse di monasteri, conventi, case e istituti sono all’ordine del giorno. Se qualche anno fa era stato chiuso il celebre monastero milanese di Santa Maria della Visitazione, con il conseguente trasferimento delle quattro religiose rimaste, tra il 2021 e il 2022 hanno terminato la attività il convento delle passioniste di Gornate Olona e il monastero delle benedettine di Gallarate.
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Anche uscendo dalla Lombardia la situazione non è rosea. Ad esempio, proprio quest’estate sono diversi i conventi in via di chiusura nella provincia dei frati minori cappuccini di Santa Croce, che ha giurisdizione sul Triveneto. Le comunità di Trento, Bassano del Grappa e Rovigo non vedranno l’autunno. Il ministro provinciale dei cappuccini ha affermato che «è stata una scelta sofferta ma non si poteva fare diversamente. Il crollo delle vocazioni, l’età avanzata dei religiosi e la riduzione del loro numero non consentono più di tenere in vita alcuni conventi». La sfida è quello di non lasciarli morire del tutto. A Trento, ai fabbricati e alle attività che ospitano rivolte alla comunità dovrebbe essere data continuità dalla diocesi.
Se andiamo all’opposto dello Stivale, l’aria che tira non cambia. In Sicilia, negli ultimi anni non sono sopravvissuti il convento dei frati minori conventuali di Mussomeli e quello delle suore benedettine cassinesi di Alcamo, mentre i domenicani sono rimasti in sole tre comunità: Palermo, Catania e Messina. Anche in altre regioni italiane l’andamento è similare: se vorranno sopravvivere, gli ordini religiosi dovranno ripensarsi partendo dal proprio carisma.
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