Come Gesù è il Dio vivente che si lascia toccare, così il corpo è il luogo di nascita della parola credente.
Come Gesù è il Dio vivente che si lascia toccare, così il corpo è il luogo di nascita della parola credente.
“La fede cristiana è un’educazione al tatto nella misura in cui è incentrata sull’Incarnazione. Essa ci invita a prendere atto del peso del nostro corpo, delle nostre attrattive, e non a credercene affrancati, in una temibile illusione. Lo spirito del tempo soffia in senso opposto: le tecnologie del “senza contatto”, per nulla condannabili, sono sintomi del tono che vogliamo darci. Efficacia, rapidità, indipendenza. L’andamento del senza contatto è leggero, aereo: realizza a meraviglia il sogno di un’umanità liberata dalla pesantezza dei corpi e dai rischi del contatto. Non è forse questa una delle grandi trappole, quella in cui cade così spesso il cristianesimo, troppo pronto a credersi liberato dal peso dei corpi e delle pulsioni?”.
Inizia così la sua riflessione sul senso cristiano del tatto il gesuita Patrick Goujon, professore di Teologia presso il Centre Sèvres a Parigi. Il cristianesimo è stato spesso condannato di disprezzare moralmente la carne del corpo o di dissolverla in metafore spirituali, ma in realtà i racconti evangelici, sovvertendo la tradizionale categoria religiosa della separazione tra il sacro e l’impuro, ci fanno pensare all’articolazione del tatto e dell’intangibile.
Il cristianesimo nutre proprio un senso tattile dell’esistenza. Gesù tocca per guarire, come i taumaturghi del suo tempo, e si lascia toccare. Egli non solo impone le mani, ma tocca gli occhi, mette le dita nelle orecchie e sulla lingua. Credere in Cristo risorto ci deve far evitare di perdere contatto gli uni con gli altri. Attraverso gli esempi dell’unzione di Betania, dell’apparizione di Gesù risorto a Maria di Magdala e del suo successivo incontro con Tommaso, ma anche del Cantico dei cantici, Goujon dimostra che il corpo è proprio il luogo di nascita della parola credente.
“È particolarmente urgente percepire gli ostacoli della nostra vita interiore e tracciare il cammino in cui s’impegna la nostra libertà. Manifestandosi a me come il vivente che si lascia toccare, Cristo invita a sentire nel più profondo ciò che mi lega, mi attira e mi trascina per lasciarvi sorgere lo spazio della mia libertà. Non è disapprovando il tatto né lasciandolo andare ai suoi impulsi che la mia vita si delinea. Il tatto è sopraffatto dall’esperienza dell’intangibile, che non è la promulgazione di oggetti o di persone intoccabili, nemmeno Dio. I vangeli rivelano ciò che, nelle nostre esistenze, è intangibile ed eccede l’esperienza del tatto come atto di afferrare. Non afferro l’altro, ma lo scopro nel movimento che orienta la mia esistenza. Per la fede cristiana, questo orientamento è dato dalla chiamata di Dio che tiene a noi senza trattenerci, come un Padre felice di vedere i suoi figli e le sue figlie seguire la propria vita.”
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